GENOVA (Italia) – Dici Matteo Bassetti e, così come da noi succede nominando Giorgio Merlani o Christian Garzoni, pensi al covid. Alle restrizioni, ormai decadute praticamente tutte, alle mascherine, al distanziamento sociale, al covid pass e a tutte quelle cose che hanno contraddistinto la nostra vita negli ultimi due anni. Con l’inizio della sanguinosa guerra in Ucraina, la tematica è praticamente passata in secondo piano, ma numeri alla mano nelle ultime settimane (esattamente da quando le misure restrittive sono venute meno) i casi di contagio sono aumentati. E neanche di poco. Così come le ospedalizzazioni, anche se la situazione è sotto controllo, specie negli ospedali e nelle terapie intensive.
In merito a tutto ciò, il virologo genovese Bassetti è intervenuto intervistato da alcuni media italiani e ha cercato di fare il punto della situazione. “Dobbiamo fare una sorta di reset, come per il computer, dobbiamo ripartire. Se si va in un ufficio pubblico si trovano ancora gli orari contingentati come quando eravamo in piena crisi (fa riferimento alla situazione italiana, ndr). Che senso ha?”.
Anche in merito al covid pass, Bassetti ha le idee chiare: “Ha esaurito il suo compito. L’ho difeso molto in passato, perché era utile, ma ora tiriamo una linea: il 90% della popolazione è vaccinata, gli altri non si convincono più neanche col nuovo vaccino. Non si sono fatti vaccinare? Peggio per loro. Per quanto riguarda le mascherine, se uno non si sente sicuro o è un soggetto debole può continuare a usarle”.
Nel frattempo, tra le varianti di covid presenti, la Omicron 2 sta prendendo il sopravvento, ma la cosa non dovrebbe farci troppa paura. “Delta è praticamente sparita e Omicron 2 corrisponde all’80% dei contagiati in questo momento. È più contagioso, ma assomiglia a un raffreddore. I sintomi sono quelli classici: tosse, mal di gola, naso che cola, magari problemi gastrointestinali, ma in ospedale ci vanno in pochi. Alla fine siamo di fronte non alla quinta ondata, ma alla prima ondata di un virus depotenziato dai vaccini”.
Per quanto riguarda una possibile quarta dose di vaccino, Bassetti è stato più cauto. “Più che quarta dose, si dovrebbe chiamare dose di richiamo, da farsi una volta all’anno, a inizio autunno quando il covid è più aggressivo, come avviene per il vaccino anti-influenzale. Ora una dose, con i vaccini che abbiamo, non avrebbe senso perché non sono tarati sulle varianti predominanti, come Omicron e quindi sono poco performanti. Abbiamo un’ottima copertura per la malattia grave: se siamo arrivati a questo punto è grazie all’ottima campagna di vaccinazione fatta”.