Sport, 25 gennaio 2022

Mendrisio, la culla del ciclismo nostrano

Flavio Beretta, dirigente-giornalista, racconta le fasi cruciali del club bianconero

MENDRISIO - Oggi iniziamo una serie di pagine dedicate al ciclismo ticinese. In primo luogo perché lo sport delle due ruote è senza ombra di dubbio è uno dei più amati alle nostre latitudini; in secondo perché in questo momento storico difficile, è giusto ricordare quelle società, e di riflesso i suoi dirigenti e i suoi corridori, che tanto hanno fatto per la promozione di una disciplina definita “ eterna” da un grande campione del passato (Eddy Merckx). E la prima puntata è dedicata al Velo Club Mendrisio (nato nel 1901!), società pionieristica in campo cantonale e con il tempo diventata punto di riferimento anche per le corse internazionali. Come non ricordare, a proposito, i due Mondiali organizzati (1971 e 2009) e le tappe del Giro giunte in terra momò? E come non citare, anche, i talenti sbocciati nel club e i grandi dirigenti “visionari”, uno su tutti Renzo Bordogna? Di tutto questo abbiamo parlato con Flavio Beretta, dirigente di lunga data del club, nonché apprezzato collega esperto di ciclismo. Fu soprattutto grazie a lui, all’indimenticabile Mariano Botta e a Claudio Bertarelli se il ciclismo cantonale è stato pubblicizzato e sostenuto negli anni della sua rinascita e della sua crescita.


Il Velo club Mendrisio è una delle società ticinesi che con gli anni si è costruita una bella fama internazionale. Quali sono stati i segreti del vostro successo? 
Può sembrare un paradosso ma l’ agonismo è stato ed è il collante che tiene assieme tutta l’attività del club bianconero ancora oggi. Sotto l’ esperta guida del presidente Alfredo Maranesi, il Velo club Mendrisio gestisce una squadra Under 23 molto competitiva, che prende parte ad alcune fra le maggiori competizioni nazionali e internazionali.


Il Velo club Mendrisio è decollato sul finire degli Anni Sessanta, dopo un periodo di crisi. 
Ci fu una crisi profonda nel dopo-guerra: alla fine degli anni Sessanta si parlava addirittura di chiudere la società. Poi alcuni appassionati, cito Oris Rossi, Alfredo Maranesi, Flavio Bernasconi, Pietro Rezzonico, il sindaco di allora Pierluigi Rossi e il sottoscritto si diedero da fare per trovare un presidente che potesse rilanciare la società e dal cilindro usci il nome di Renzo Bordogna. Un personaggio conosciuto nella regione ma anche nel Ticino intero. 


Fiore all'occhiello è stata l'organizzazione dei Mondiali del 1971 e del 2009. Non scontato. Poche città hanno avuto il privilegio di ospitare due volte una rassegna iridata. 
Due manifestazioni che videro la partecipazione entusiasta di tutta la popolazione: soprattutto quello del 1971 fu un mondiale interamente “fatto in casa”. Nel 2009 l’evoluzione dello sport ci obbligò a formare un gruppo di professionisti in grado di gestire il tutto. Fu un mondiale, sotto certi aspetti innovativo, ma sempre voluto dalla gente; oltre al presidente Marco Sangiorgio fu molto importante il contributo dell’ allora sindaco di Mendrisio Carlo Croci. 


Due Mondiali vissuti sull'onda di grandi emozioni e sulle performances di grandi campioni quali Merckx, Gimondi prima, Evans e Cancellara poi.
Ma dobbiamo anche ricordare che nell’era Bordogna ci furono arrivi di tappa del Giro d’Italia; particolarmente interessante fu quello del 1974, con il gran finale sul Monte Generoso.Vinse la frazione lo scalatore spagnolo Fuente, ma quel Giro fu ricordato per il gran duello per la maglia rosa fra Merckx e l’italiano Gibi Baronchelli, divisi al traguardo finale da soli 12 secondi. Ricordo anche due partenze del Giro di Lombardia, la cronometro Mendrisio-Lugano nel Giro vinto da Pantani nel 1998, senza scordare quella che resta la gara storica del nostro velo club, il Giro del Mendrisiotto, che per problemi di viabilità, rete stradali e scarsa comprensione delle autorità non si può più disputare. Un vero peccato!


Il VC Mendrisio è diventato tale, appunto, grazie a grandi presidenti quali Rossi e soprattutto Renzo Bordogna, al quale lei è molto legato. 
/> Renzo Bordogna e stato indubbiamente un presidente di grande prestigio: sotto la sua lunga presidenza, sia a livello organizzativo, che agonistico il VC Mendrisio ha conquistato importanti successi. Ma non potrei non citare il presidente di oggi Alfredo Maranesi, vero Deus ex machina della società. Un grande intenditore e appassionato di ciclismo. 


Il vostro club ha allacciato rapporti importanti con organizzatori ed enti internazionali delle due ruote. 
Esatto: contatti importanti che ci hanno permesso di organizzare gli eventi di cui ho parlato prima. Del resto è così che ti fai conoscere e puoi avere maggiori possibilità di riuscita. Oggi i contatti sono fondamentali per una società. Permettono anche di essere presenti a manifestazioni agonistiche di grido. Basta chiedere al nostro storico direttore sportivo Nicoletti, che da questa stagione lascerà il posto al giovane Botta. 


Avete anche istituito un premio (Mendrisio d'Oro) diventato un punto di riferimento per gli addetti ai lavori e molto ambito dai corridori. Come mai è stato interrotto? 
Qui il discorso diventa necessariamente polemico. Come Velo Club abbiamo proposto al Municipio di Mendrisio una nuova formula che doveva privilegiare il ciclismo giovanile svizzero, ma la poca sensibilità degli attuali politici mendrisiensi verso lo sport, ha fatto sì che tutto sia rimasto nel cassetto. Aggiungo che avere un professionista di valore alla premiazione al giorno d’oggi costa una cifra non indifferente.


Parliamo del Velo club Mendrisio formatore di giovani di talento e club aggregatore. 
Abbiamo sempre avuto, dagli Anni Settanta del secolo scorso ad oggi, una attività agonistica di prim’ordine, che ci ha permesso di formare ragazzi di valore ma soprattutto il Velo club Mendrisio ha garantito regolarità agonistica e assistenza tecnica a chi voleva fare una seria attività sportiva. 


Negli anni avete annoverato corridori di calibro, corridori che hanno ottenuto grandi risultati.
Una lista lunga: Vitali, Glaus, Stiz, Bellati, ai quali si possono aggiungere Cattaneo, Bischoff, Oberson e nell’era Maranesi il campione europeo U 23 Michael Albasini che, fra l’ altro, quando vinse questo prestigioso titolo correva per il VC Mendrisio. In seguito anche Morabito, Badilatti e Ouchakov, tutti passati al professionismo. Nella bacheca della nostra società vi è pure un titolo svizzero a squadre vinto con il quartetto Bischoff, Ravasi, Stiz e Oberson e il secondo posto nel campionato svizzero del km con partenza da fermo, conquistato dal rancatese Armando (Mano) Bernasconi, giunto alle spalle del pluri iridato Xavier Kurmann. 


Alcuni talenti li avete purtroppo persi per strada, pensiamo a Zeno Caminada. 
Il ciclismo è ricco di corridori che si sono persi per strada, gli anziani ricorderanno il delfino di Coppi Romeo Venturelli e proprio i due vincitori dei mondiali dilettanti di Mendrisio Ovion nel 1971 e Sicard nel 2009. Per tornare alla sua domanda: Caminada è stato indubbiamente un giovane molto promettente: ricordiamo a proposito che prese parte al Mondiale juniores di Ponferrada nel 2014 ma che una volta passato negli Under 23 ha scelto un altro percorso di vita. 


Infine: come definirebbe il momento attuale del ciclismo ticinese? 
È un argomento piuttosto complesso. Mentre da una parte si attende la realizzazione di un velodromo dall’ altra si nota come sia sempre più difficile organizzare delle corse. Tenga conto che malgrado gli sforzi della federazione il nostro calendario per le categorie giovanili, dagli U23 agli esordienti, propone una sola corsa, il Gran Premio del Ticino oltre la gara professionisti di Lugano. Senza riandare ai tempi in cui con l’indimenticabile Mariano Botta seguivamo in modo regolare il ciclismo (anni Settanta e Ottanta, ndr) il nostro calendario proponeva oltre 20 corse. Ne deriva che gli sportivi ticinesi hanno ben poche occasioni di vedere i loro giovani gareggiare e questa situazione influisce, in modo negativo, anche sugli sponsor.

MAURO ANTONINI

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