Con riferimento al procedimento penale che ruota intorno allo sgombero degli spazi occupati dal Centro sociale il Molino e alla demolizione, a fine maggio 2021, di uno stabile facente parte del complesso edilizio dell'ex Macello di Lugano, si ricorda che lo scorso 28 ottobre le parti erano state informate dell’imminente chiusura dell'istruzione penale. Oggi il Ministero pubblico ha comunicato che, dopo aver proceduto a un ulteriore interrogatorio, il Procuratore generale Andrea Pagani ha intimato ieri alle parti un decreto di abbandono in relazione alle ipotesi di reato di abuso di autorità di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell'arte edilizia, di infrazione alla Legge federale sulla protezione dell'ambiente e di danneggiamento.
Questo, si legge nel comunicato stampa, “in quanto, sulla scorta di una minuziosa ricostruzione dei fatti basata su una trentina di interrogatori, su analisi chimiche dei detriti, su una perizia tecnica circa la pericolosità concreta delle sostanze nocive riscontrate, su fotografie e filmati dell’accaduto e su un attento esame di ogni atto acquisito all'incarto, non sono risultati adempiuti gli elementi costitutivi dei reati ipotizzati.
Più nel dettaglio:
1. Il reato di abuso di autorità è stato escluso sia in relazione allo sgombero del Centro sociale sia con riferimento all’abbattimento di uno stabile. Quanto allo sgombero, in occasione della seduta del 18.03.2021, l’Esecutivo ha incaricato la Divisione affari giuridici del Comune di indicare come muoversi sotto il profilo formale, prendendo quindi atto che occorreva dapprima disdire la Convenzione del 18.12.2002, fissando un termine per provvedere allo sgombero degli spazi; attendere, poi, la crescita in giudicato della disdetta o dichiararla immediatamente esecutiva e procedere, di seguito, con una diffida, ignorata la quale si sarebbe potuto emettere la decisione di esecuzione in caso di constatazione dell’inadempimento da parte dell’obbligato.
Fatto sta che i Municipali, che hanno deciso a favore dei tre prefati passi formali (disdetta/diffida/decisione di esecuzione), si sono basati sul preavviso allestito dal preposto servizio giuridico cittadino, ritenendo la via suggerita come aderente alla Legge. Di conseguenza ai Municipali a favore dello sgombero, deciso a maggioranza durante la seduta del 27.05.2021 nel caso in cui la manifestazione organizzata dagli autogestiti per il 29.05.2021 fosse “degenerata”, non può essere rimproverato, in questo loro contesto d’azione, alcun comportamento penalmente rilevante, non risultando adempiuto a loro carico (perlomeno) l’elemento soggettivo del reato di cui all’art. 312 CP. Di riflesso, non può aver commesso il reato di abuso d’autorità il Vicecomandante della Polizia cantonale che ha ordinato ai suoi uomini d’eseguire lo sgombero deciso dall’Esecutivo, sulla correttezza del cui operato non aveva motivo di dubitare.
Con riferimento alla demolizione immobiliare, che ha preso avvio alle ore 01.10 del 30.05.2021, l’inchiesta ha permesso di stabilire, in estrema sintesi, che il Capo Impiego dello Stato Maggiore (costituito per pianificare e gestire lo sgombero) e un Ufficiale della Polizia comunale di Lugano hanno chiesto alle 21.20 del 29.05.2021 alla Capodicastero Sicurezza (ndr: Karin Valenzano Rossi) l’autorizzazione all’abbattimento del tetto ed eventualmente di una parete di uno stabile. A sua volta la citata Municipale ha ottenuto telefonicamente nei minuti a seguire il consenso al proposto abbattimento parziale da altri tre colleghi d’Esecutivo. A quel punto, a sgombero ultimato, il Vicecomandante della Polizia cantonale ha ordinato al Capo Impiego del Servizio di mantenimento dell’ordine in seno allo Stato Maggiore di mettere in atto le misure di natura edilizia che erano state ipotizzate a quel momento della serata, apprezzando la situazione concreta in evoluzione, ossia la parziale demolizione immobiliare e il tamponamento di porte e finestre. Fatto sta che, per un malinteso dovuto ad un claudicante passaggio di informazioni fra il Capo Impiego del Servizio di mantenimento dell’ordine, dapprima, e un Ufficiale dello Stato Maggiore, poi, operanti da Bellinzona, e chi, sul terreno a Lugano, era addetto a dirigere l’esecuzione degli ordini, lo stabile in discorso è stato interamente distrutto.
Si è di conseguenza valutato in primo luogo, in assenza dell’obbligatoria licenza edilizia, la posizione soggettiva dei membri dell’Esecutivo interpellati dalla Polizia. In secondo luogo ci si è chinati sulle azioni di chi ha suggerito l’abbattimento del tetto e di una parete, rispettivamente di chi ha dato l’ordine esecutivo agli operai di eliminare integralmente l’edificio in discorso.
Ora, la decisione di demolizione parziale è stata presa dalla maggioranza del Municipio e non dallo Stato Maggiore che ha prospettato l’intervento. Fatto sta che l’abbattimento parziale è stato suggerito dalla Polizia quale unica soluzione percorribile all’interno di una situazione di crisi e d’urgenza, nell’ambito della quale si è realmente temuto che gli autogestiti, lasciato l’immobile transitoriamente occupato della Fondazione Vanoni (che nel frattempo aveva sporto querela per violazione di domicilio e danneggiamento) tentassero di riprendere possesso degli spazi sgomberati, accedendovi potenzialmente dal tetto in cattivo stato dopo aver ingaggiato uno scontro violento con le forze dell’ordine.
Preoccupazione, quella prospettata dallo Stato Maggiore al Municipio, tutt’altro che avulsa dalla realtà alla luce di diverse circostanze: il fatto che ben prima del 29/30.05.2021 delle fotografie abbiano ritratto due persone intente a salire proprio su un tetto di un edificio dell’ex Macello; il fatto che pure presso l’edificio della Fondazione Vanoni nel tardo pomeriggio del 29.05.2021 alcuni manifestati siano saliti sul tetto di quell’immobile in disuso; il fatto che alle ore 02.31 del 30.05.2021 parte dei manifestanti abbia effettivamente tentato d’entrare dalla parte posteriore (sud) dell’ex Macello; il fatto che diversi manifestanti abbiano inscenato il lancio di sassi e bottiglie verso gli operai giunti sul posto e verso la Polizia tanto da indurre le forze dell’ordine ad utilizzare dei proiettili di gomma per disperderli; infine, il fatto che, dopo il sequestro dell’area, la delimitazione della stessa con una recinzione metallica e l’apposizione





