Sport, 16 novembre 2021
Da Roma a Lucerna: in 5 mesi in cui siamo diventati migliori dell’Italia
Gli Azzurri sono e restano campioni d’Europa in carica, ma la Nati andrà al Mondiale mentre i ragazzi di Mancini ora rischiano tanto nei playoff
LUCERNA – 16 giugno 2021: Italia-Svizzera 3-0. In quella serata estiva di Roma, la Nazionale subì una vera e propria lezione di calcio. Presa a pallate, a destra e a sinistra (l’Italia soprattutto con Spinazzola ci mise alle corde) fino al 90’. Fu uno dei momenti più bassi della gestione Petkovic che, nonostante sia e resta il ct più vincente della Nazionale rossocrociata, quella sera dimostrò di non aver praticamente letto la partita. Da lì in poi però la Nati è cresciuta, passando da un ottavo di finale finalmente superato – battendo addirittura la Francia – a un cambio di allenatore che, invece di mandare in crisi tutto il gruppo, ha ridato vitalità a tutta la spedizione elvetica.
Yakin è stato bravo fin dall’inizio: da astuto conoscitore del calcio non ha toccato nulla, non ha cambiato una virgola di quello che Petkovic aveva fatto fin lì, ha continuato a lavorare, a macinare risultati nelle qualificazioni al Mondiale e, piano piano, anche di fronte alle difficoltà ha inserito il suo credo nella testa dei suoi uomini in campo. È vero, bisogna essere onesti, è stato anche fortunato specialmente a settembre, a Basilea, nel primo scontro diretto contro l’Italia: Sommer in quel frangente è stato decisivo in almeno 3 occasioni (due parate super su Insigne e rigore sventato a Jorginho). Ma si sa, la fortuna te la devi creare e così, siamo arrivati a novembre a giocarci in 180’ tutto e il contrario di tutto e la Svizzera l’ha

fatto ribaltando le gerarchie: è andata a Roma giocando da grande squadra, mettendo sotto i campioni d’Europa in carica, senza rischiare praticamente nulla fino all’ultimo minuto (fatta eccezione per la super occasione di Barella), ovvero a quel rigore che ancora una volta Jorginho ha sbagliato, questa volta calciandolo alle stelle.
E l’Italia, alla fine, si è fermata a quel rigore. Quel secondo errore dal dischetto dell’eroe azzurro dell’Europeo si è trasformato in un macigno che ha affossato gli Azzurri, che si sono ritrovati non solo senza attaccanti, ma anche senza idee, senza testa, senza brio e senza ritmo a Belfast. Lo 0-0 di ieri è la fotografia del momento che la squadra di Mancini sta affrontando, povera di qualità – e questo lo si sapeva già prima della vittoria continentale – e di quadratura. Dall’altra parte, il 4-0 di Lucerna invece inquadra la metamorfosi elvetica sotto la guida di Yakin, che ha saputo dare quello sprint a tutto un ambiente che dopo 7 anni di guida-Vlado aveva bisogno di aria nuova.
I giovani, quelli che con l’ex ct facevano fatica a trovare il campo, ieri sono risultati decisivi. Okafor, Vargas e altri chiedevano spazio e finalmente ora l’hanno trovato e hanno ripagato un collettivo che, ancora prima di partire per Roma, durante il ritiro luganese, annusava l’odore “del sangue” e che è stato bravissimo a infliggere le due zampate decisive per volare in Qatar. E ora… prepariamoci a divertirci!