Svizzera, 02 novembre 2021
La CEDU condanna la Svizzera per aver internato un omicida con problemi psichiatrici, dovrà risarcirgli 40'000 franchi
La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato la Svizzera per l'internamento di un omicida con problemi psichiatrici che aveva espiato la sua pena detentiva.
L'uomo, oggi 61enne, era stato condannato all'inizio degli anni '90 dal Tribunale del canton Zurigo per omicidio volontario e altri reati.
Nel 2010, quando mancavano pochi anni alla sua liberazione, il ministero pubblico zurighese aveva chiesto l'internamento secondo le nuove regole del codice penale. Ha ritenuto che il condannato fosse ancora a rischio di commettere gravi reati violenti.
La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha accettato il ricorso del prigioniero. In questo caso, la Svizzera aveva violato tre articoli della Convenzione.
La CEDU ha ritenuto che la procedura

di internamento non ha tenuto sufficientemente conto della condanna iniziale del ricorrente e chi i reati all'epoca non erano stati riesaminati. Solo le condizioni di internamento furono controllate, il che alla fine equivaleva a una doppia sanzione. La privazione della libertà di un malato di mente è lecita solo se avviene in un istituto adeguato e non in una prigione ordinaria.
Inoltre, ordinando l'internamento dopo la condanna, la Svizzera aveva anche violato il principio di legalità: al momento della condanna dell'uomo, la legge non permetteva una decisione successiva sull'internamento.
La Svizzera è stata quindi condannata a pagare al ricorrente 40'000 euro per danni non patrimoniali e 6'000 euro per costi e spese processuali.