Svizzera, 21 maggio 2021

Gli innumerevoli sforzi già in atto nella nostra agricoltura e i risultati tangibili su cui possiamo già contare.

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Le famiglie contadine vengono sempre più sballottate tra le critiche incessanti provenienti da più settori della società odierna e le impietose esigenze del commercio. Critiche che toccano sia la gestione delle colture sia il modo con cui vengono allevati gli animali domestici.
È’ incredibile come alcune persone tentino in tutti i modi di mettere in cattiva luce l’agricoltura svizzera chiedendo sempre di più, sempre qualcosa di diverso, proponendo soluzioni semplicistiche, ma senza mai citare gli sforzi e i progressi in atto da tempo.
Sembrerebbe che le soluzioni siano lì, semplici e a portata di mano. Non è così! A dispetto di quanto traspare dai media e giunge all’opinione pubblica, l’agricoltura svizzera si reinventa e migliora di continuo e ogni giorno fa davvero molto per allevare gli animali con rispetto, salvaguardare l’ambiente e proteggere le risorse, come l’acqua che esce dai nostri rubinetti che, caso più unico che raro, si può bere senza problemi grazie a controlli di qualità tra i più severi al mondo.
Dal 2010, l’impiego di pesticidi sintetici è diminuito del 37% e oggi oltre la metà dei prodotti fitosanitari utilizzati in Svizzera è d’origine naturale e può essere usata anche nell’agricoltura biologica. Senza la necessaria protezione delle colture contro funghi e altri parassiti, l’agricoltura non sarebbe in grado né di fornire al mercato la quantità di cibo richiesta né la qualità desiderata.
Senza fitofarmaci, i generi alimentari d’importazione aumenterebbero esponenzialmente.
Già oggi, il 75% del nostro impatto ambientale legato ai consumi è generato all’estero.
Più importiamo e più l’ambiente globale ne soffre.
Per ricevere i pagamenti diretti e seguendo la Strategia e il piano d’azione nazionale Biodiversità, le famiglie contadine dedicano già un’ampia superficie della loro azienda alla promozione della biodiversità, sotto forma di prati fioriti, pascoli estensivi, frutteti ad alto fusto, terreni da strame, ecc. Il minimo legale richiesto è del 7%, ma già oggi in Svizzera il 19% della superficie agricola del Paese, ovvero ca. 190’000 ettari, è utilizzata per promuovere la biodiversità, senza contare il notevole apporto assicurato dalle superfici alpestri ricche di specie.
Il Piano d’azione nazionale dei prodotti fitosanitari, che comprende obiettivi misurabili e 51 misure concrete per ridurre al minimo i rischi legati ai prodotti fitosanitari per gli utilizzatori, i consumatori e l’ambiente, è già in corso d’opera e una nuova legge voluta dal Parlamento entrerà in vigore a breve e prevede di ridurre del 50%, entro il 2027, i rischi associati all’uso di questi prodotti per l’acqua e gli habitat naturali. Questa legge si occuperà anche di ridurre le perdite di elementi nutritivi apportati coi concimi.
Anche nell’allevamento animale siamo all’avanguardia, basti pensare alla Strategia contro le resistenze agli antibiotici per cui il veterinario deve prescrivere ogni trattamento di un animale malato e registrarlo in una banca dati. Le quantità utilizzate di sostanze antibiotiche critiche si sono ridotte di due terzi negli ultimi 10 anni. In Svizzera, da decenni non si usano più gli antibiotici in modo profilattico o sistemico. Anche la Strategia del settore per un approvvigionamento di foraggio svizzero sostenibile promuove la coltivazione nazionale. La Svizzera produce oggi l’84% del foraggio per i propri animali e il 99% della soia importata
proviene da coltivazioni sostenibili certificate “senza OGM”.
L’allevamento intensivo in Svizzera non esiste. Sottostiamo a una delle leggi più severe al mondo in materia di protezione e di benessere degli animali. La stabulazione libera, le ampie superfici minime disponibili, l’utilizzo ridotto di medicinali e le pratiche di abbattimento rispettose, sono già adesso una bella realtà. Il numero massimo di suini, volatili e vitelli per azienda è molto basso se paragonato a quello delle nazioni con cui confiniamo.
Grazie a marchi di qualità che certificano i differenti metodi di allevamento e indicano quelli particolarmente rispettosi degli animali, disponiamo di un eccellente ventaglio di scelte, che permette ai consumatori di orientarsi in maniera critica e consapevole, promuovendo attivamente il benessere degli animali tramite l’acquisto mirato di determinati prodotti.
A determinare a lungo termine in che direzione si svilupperà l’agricoltura sono le abitudini di consumo e di acquisto dei cittadini. La domanda di prodotti ancora più rispettosi dell’ambiente e degli animali, o anche di prodotti di origine vegetale piuttosto che animale, è l’imperativo a cui viene costantemente sottoposta l’offerta agroalimentare. Le famiglie contadine lo sanno, in questi anni non sono state con le mani in mano e sono pronte a fare ancora di più.
È sicuramente nel loro interesse seguire le richieste del mercato e tutelare le basi del loro lavoro: acqua, suolo, animali. Hanno, però, bisogno di tempo e della ricerca agronomica. Solo così potranno affrontare gli investimenti necessari e riuscire a produrre coprendo i costi con prodotti innovativi.
L’attuale pandemia ha aumentato l’incertezza e i timori legati al nostro sostentamento e sembra aver risvegliato in molti una nuova sensibilità nei confronti degli agricoltori.
Se non c’è stata carenza di alcun prodotto nei supermercati è stato anche grazie ai contadini svizzeri, che hanno continuato a fare il loro lavoro per tutti noi. Si è tornati a capire il loro vero ruolo, che secondo il mandato costituzionale consiste nel garantire la sicurezza alimentare e l’autoapprovvigionamento alla popolazione. Oggigiorno produciamo meno del 60% dei generi alimentari consumati nel nostro Paese. Il nostro obiettivo minimo è quello di mantenere questa quota. Ci sembra irresponsabile ridurre la produzione interna e metterci nelle mani degli altri paesi in un campo di vitale importanza quale quello alimentare.
Prima di concludere mi permetto di segnalare una flagrante contraddizione nell’articolo di Greenpeace apparso su anima.li n.111. All’inizio si dice che l’agricoltura svizzera non corrisponde più alla visione idilliaca delle aziende per lo più famigliari, mentre verso la fine si afferma però che i cambiamenti proposti dalle iniziative “colpirebbero negativamente solo una piccola percentuale delle aziende agricole”. Questo tipo di svista è il tipico risultato di una retorica inconsistente che privilegia il fondamentalismo alla logica e all’analisi lucida della situazione.
L’agricoltura svizzera è da lungo tempo un esempio a livello internazionale. Le due iniziative agricole estreme “Acqua potabile” e “Senza pesticidi” sono paradossali, fuorvianti e ingannevoli e mettono a rischio l’intero mondo agricolo. E non solo quello! Chiedono in sostanza di vietare tutti i fitofarmaci di sintesi. Se la stessa cosa fosse richiesta per la salute umana, proibendo tutti i medicinali di sintesi, l’assurdità delle loro pretese sarebbe immediatamente evidente a tutti. Invece quando si parla di agricoltura il livello di attenzione è molto più basso.
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