Sport, 14 maggio 2021

Hofmann: “La NHL? Bisogna valutare i pro e i contro…La festa dei tifosi? Capisco i mugugni, ma…”

L’ex bianconero è intervenuto parlando del campionato vinto con il suo Zugo, del mercato e del Mondiale che sta per partire: “Quella maglia mi mancava da 2 anni”

ZUGO – 18 reti e 23 assist in regular season, 6 gol e 8 passaggi decisivi nei playoff, con tanto di doppietta in gara-3 contro il Ginevra e 1 rete in gara-1 contro le Aquile: Gregory Hofmann, alla pari di Kovar e Simion, ha letteralmente preso per mano lo Zugo, portandolo a conquistare quel titolo che dalle parti della Bossard Arena – e in precedenza della Herti – non si otteneva dal lontano 1998. Per il 28enne elvetico si è trattato del secondo alloro nazionale, dopo quello vinto a Davos nel 2015. Insomma – tolta l’esperienza ad Ambrì, dove ha giocato da giovane promessa – a Gregory la vittoria è sfuggita soltanto con la maglia bianconera: “È mancata una sola partita quella volta purtroppo”, ha esordito.
 
 
Hofmann, Kovar, Simion, Abdelkader, Shore, Klingberg, Diaz, Genoni: eravate i favoriti già prima dell’inizio del campionato e avete conquistato un titolo assolutamente strameritato…
Siamo riusciti a restare solidi dalla prima all’ultima partita. Abbiamo mostrato un grande feeling tra di noi e siamo riusciti a mettere in pista i frutti del duro lavoro svolto durante l’anno.
 
 
Non c’è stato covid, non c’è stata quarantena che vi ha mai messi in difficoltà…
Non è stato facile, credetemi, la situazione era particolare ma come squadra abbiamo voluto lottare contro tutto e tutti, abbiamo voluto riprenderci ciò che l’anno scorso, proprio a causa della pandemia, ci era sfuggito, visto che i playoff furono annullati. Ma non posso nascondere che riportare un titolo a Zugo dopo 23 anni dà un valore in più a quanto fatto e ci ha dato una spinta particolare.
 
 
Non avete tremato, seppur vi abbia messo in difficoltà, neanche quando sulla vostra strada avete trovato quel Rapperswil capace di eliminare il Lugano. È stata una sorpresa anche per voi?
Non possiamo negare che, almeno sulla carta, i bianconeri erano i favoriti di quella serie. Ovviamente non potevamo distrarci e guardare le altre sfide perché stavamo battagliando contro il Berna che ci ha reso la vita molto dura, ma è chiaro che tutti pensavamo che il Lugano sarebbe potuto andare molto più in avanti per poi magari sfidarlo in finale, ma questi sono i playoff: la sorpresa è sempre dietro l’angolo e quest’anno è toccato ai miei ex compagni di squadra inciampare contro un Rapperswil davvero solido e che non ha rubato nulla.
 
 
In effetti anche contro di voi hanno dato tutto…
Non è stato facile superarli, alla fine la pressione era tutta sulle nostre spalle, loro non avevano nulla da perdere vista la straordinaria stagione che stavano disputando.
 
 
Quando nel 2019 hai deciso di salutare Lugano, lo hai fatto spiegando che il progetto Zugo era troppo affascinante per rifiutare. Sottolineando la peculiarità del centro sportivo… ci avevi visto giusto…
L’offerta arrivata due anni fa era troppo interessante, non solo dal lato economico. La società si stava muovendo benissimo. Lavorare nel nuovo centro sportivo era una cosa che mi attirava molto, così come la mentalità che si stava creando: potersi allenare con i giovani, facendoli e vedendoli crescere, mentre imparano dai giocatori più esperti è qualcosa di particolare. Inoltre la squadra stava si stava completando con l’innesto di tasselli giusti – come quelli di Genoni e di Kovar –
creando così un mix tra giovani e uomini già esperti, che ha poi portato a questi risultati.
 
 
Il mercato però sta togliendo qualche pezzetto dal puzzle: basti pensare ai futuri bianconeri Alatalo e Thürkauf, o a Diaz che giocherà a Friborgo. Sei preoccupato?
Sono perdite importanti è chiaro, ma questo è il mercato e sicuramente verranno rimpiazzati egregiamente. Ma sono felice per loro: Alatalo ha giocato a Zugo per 8 anni e ha lasciato questa squadra vincendo il titolo, Diaz ha salutato tutti alzando la coppa da capitano nella sua città. Meglio di così non poteva terminare la loro avventura. A loro auguro il meglio e sono convinto che arriveranno giocatori magari più giovani che prenderanno il loro ruolo: è questa la la linea tracciata per provare a vincere ancora.
 
 
Ma il mercato potrebbe portare via anche Gregory Hofmann: la NHL chiama…
Mettiamola così: ora la priorità sono i Mondiali, poi ci penserò. Chiaro l’interesse c’è, le discussioni sono in atto. Ma ho 29 anni ormai: devo valutarne i pro e i contro sia per la mia carriera sia per la mia vita personale. Sono diversi i fattori su cui riflettere.
 
 
Nel 2011 e nel 2017 eri già volato a Carolina. Ora i tuoi diritti sono di Columbus: quanto è cambiato Hofmann in questi anni?
Posso dire, senza essere troppo spavaldo, di essere migliorato nella qualità del gioco, non solo offensivo, ma anche difensivo. Chiaramente da me le persone si aspettano i gol e gli assist – e su questo aspetto sono rimasto costante in questi ultimi anni – ma ora lavoro molto di più anche in fase di backchecking. Sono più completo, sono più maturo, conosco meglio me stesso. Già quando ero andato a Carolina nel 2017 mi sentivo bene, ora anche di più, ma la NHL è particolare: i discorsi e le statistiche valgono pochissimo. Devi rendere in quel preciso momento per poi poterti giocare le tue carte, ma posso dire di essere più paziente e più riflessivo, non vado più nel panico quando le cose non funzionano e non mi esalto troppo quando tutto gira al meglio.
 
 
Il Mondiale si avvicina: cosa possiamo aspettarci? La Nazionale ha fatto 2 sole amichevoli e Fischer non ha ancora avuto la rosa praticamente a disposizione…
Saremo competitivi, quello sicuro. Chiaramente dovremo partire immediatamente bene, ma per quanto mi riguarda sono felice di poter tornare in Nazionale dopo quasi 2 anni. Ora andiamo in Lettonia (la squadra è partita ieri, ndr) e lì disputeremo 2 amichevoli e poi 1 settimana di allenamento per arrivare pronti alla sfida contro la Cechia. Sarà un Mondiale ancora una volta particolare, vista l’assenza dei tifosi: dovremo essere bravi a trovare le emozioni dentro di noi.
 
 
Per concludere, parlando proprio di tifosi: qualcuno ha storto il naso per la festa scatenatasi a Zugo dopo la vittoria del titolo…
Posso capirlo: vedere 5’000-6'000 persone tutte assieme, ravvicinate può sembrare strano e in contraddizione con quanto avviene da ormai un anno. Noi come squadra non abbiamo avuto un contatto diretto con i tifosi, siamo rimasti a festeggiare con loro per circa un’ora prima di rientrare e festeggiare tra di noi. Ripeto, capisco coloro che hanno storto il naso, dall’altro lato posso dire che regalare questo successo a questa tifoseria e vedere la loro gioia è stato bellissimo.

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