Sport, 09 marzo 2021

"Mauro Gianetti è il dirigente più preparato del ciclismo”

Intervista con Luca Gialanella, prima firma della Gazzetta dello Sport

LUGANO - Luca Gialanella ha parole d’affetto per Mauro Gianetti: “ È il dirigente più preparato ed aggiornato del ciclismo internazionale”. E non lesina elogi a Marc Hirschi e ai giovani leoni che lo scorso anno hanno dinamitato le gare del calendario UCI. “Con loro abbiamo almeno dieci anni di spettacolo garantito”. 

Ma non solo: la prima firma del ciclismo della Gazzetta dello Sport evidenzia la capacità di questo sport nell’affrontare le corse in tempo di pandemia: “Lo scorso anno è stato l’unico che sia riuscito a ripartire senza intoppi, grazie ad un protocollo molto severo che ha permesso a squadre e corridori di evitare problemi durante i grandi giri e le classiche”.

Che, detto per inciso, si sono disputati nel breve volgere di quattro mesi, regalando intensità ed emozioni come mai era successo in un recente passato. E proprio mentre la stagione 2021 è in piena fase di decollo (domenica si è corsa la Strade Bianche, per altro senza pubblico visto che la provincia di Siena è considerata zona rossa) il Mattino della Domenica ha voluto fare quattro chiacchiere con il popolare giornalista della “rosea” per capire che cosa ci aspetta in quest’annata: dalle Strade Bianche ai Mondiali delle Fiandre in settembre che promettono scintille. Correre nella culla del ciclismo sarà un po’ come disputare un Mondiale di calcio in Brasile.

Luca Gialanella: che stagione si aspetta?
Molto simile al 2020, che è stato un anno particolare per il ciclismo visto e considerato che le competizioni sono iniziate solo a luglio. Simile perché prevedo spettacolo ad ogni livello: dalla prossima Milano-Sanremo, alle classiche del Nord e ai Grandi giri. Senza dimenticare la rassegna iridata in terra belga, dove il ciclismo è religione.

Ma sempre con una spada di Damocle sulla testa, il Covid 19.
Vero. Ma vorrei ribadire che il ciclismo nel 2020 ha saputo rispondere alla grande al grave problema sanitario, mettendo in campo conoscenze e competenze importanti che alla fine hanno evitato ogni tipo di pericolo. I protocolli rigidi hanno fatto la differenza. E gli organizzatori e i gruppi sportivi hanno saputo applicare alla lettera le disposizioni imposte dai vari governi e dall’UCI.

Quest’anno si è ripartiti prima. E sinora poche corse, per altro quasi tutte minori, sono state cancellate.
Si dovrebbe portare a termine la stagione senza intoppi, anche se il pubblico
non sarà presente a bordo-strada. E questo è un vero peccato. Tuttavia non escludo che più in là, quando magari il coronavirus avrà allentato la presa, ci possa essere un parziale ritorno dei tifosi. Per il momento, tutte le grandi classiche e i giri sono stati confermati.

Che stagione prevede a livello tecnico?
Mi aspetto grandi cose da coloro che lo scorso anno ci hanno divertito con le loro azioni coraggiose e aggiungo spettacolari. Parlo di Hirschi, del “fenomeno” Evenepoel, oltre ai vari Van Art, Van der Poel, Pogacar e naturalmente al campione del mondo in carica Alaphilippe. Senza dimenticare Roglic e Bernal, che proveranno a conquistare i giri.

Ha dimenticato Vincenzo Nibali...
Nell’ultima stagione il siciliano ha sofferto parecchio. I corridori più anziani, come lui anche Valverde, hanno avuto problemi nella gestione delle proprie energie, dal momento che la competizione è durata solo quattro mesi e il tempo di recupero era più alla portata dei giovani che non ad atleti più navigati e in là con gli anni. Per il 2021 Nibali ha in mente un solo obiettivo: le Olimpiadi di Tokyo, che si svolgeranno su un tracciato duro e adatto alle sue caratteristiche. Punterà alla medaglia d’oro. In questo momento lo Squalo è comunque l’unico italiano in grado di vincere una corsa a tappe e di inventarsi qualcosa: ricordiamo a tal proposito cosa fece alla Milano-Sanremo del 2018… 

Il ciclismo azzurro sembra in affanno.
A livello di grandi giri ormai ci si affida a Vincenzo, che però non è eterno e fra due anni dovrebbe ritirarsi. Fabio Aru si è perso per strada e recuperarlo non sarà semplice. Per le classiche e le corse di un giorno, tuttavia, ci sono corridori in grado di emergere: vedo bene Filippo Ganna, che a cronometro non sembra avere rivali e che si sta trasformando in corridore da classiche, ma anche Davide Ballerini. Mi aspetto molto da Ganna, che ormai è maturato.

Torniamo ad Hirschi.
Mauro Gianetti è stato bravissimo a metterlo sotto contratto. Lo considero un corridore universale, che ha talento e che può vincere su ogni terreno. Bisogna vedere, ma quest’anno lo scopriremo, se potrà lottare anche per la classifica generale delle corse a tappe. La Svizzera ha trovato un corridore completo in grado di regalarle tante soddisfazioni. Dopo Cancellara, ecco Hirschi!

M.A.
 

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