Ticino, 26 gennaio 2021

Vaccino obbligatorio per i curanti nelle case anziani?

L’unica via per uscire dalla crisi da coronvirus è la vaccinazione. L’accesso prioritario al vaccino è stato giustamente dato agli anziani che vivono nelle case per anziani, in quanto si tratta della categoria più a rischio. Nel gruppo “di testa” è stato inserito anche il personale curante.

Se quasi tutti gli anziani (attorno al 90%) sono d’accordo di farsi vaccinare, tra il personale la percentuale è parecchio più bassa, la media cantonale è del 60%. Poco. Questo sorprende, dal momento che chi lavora nelle case per anziani ha pagato pesantemente pegno alla pandemia; ne ha visto con i propri occhi gli effetti più drammatici. E proprio per il duro ed encomiabile lavoro svolto in quest’ultimo disgraziato anno, i curanti dovrebbero apprezzare più di tutti l’importanza del vaccino.

Questione di responsabilità

Si dirà che, una volta che gli ospiti degli istituti saranno tutti vaccinati, essi saranno “al sicuro” dal contagio. Quindi l’esigenza di vaccinare in massa anche il personale si relativizza.
E’ vero fino a un certo punto. Ci sono anziani che, per le loro condizioni di salute, non possono accedere al vaccino.

Inoltre non tutti i nuovi ospiti che entreranno nelle case le prossime settimane saranno vaccinati.

Oggi, pur con tutte le precauzioni del caso, non è possibile escludere che un ospite di una residenza per anziani possa venire contagiato da un curante. Specie con le nuove varianti del virus, definite “più appiccicose”. Se malauguratamente capita, nonostante la rigorosa osservanza dei protocolli, nessuno viene colpevolizzato, e neppure è tenuto a colpevolizzarsi. Si è fatto ciò che era possibile per evitare il contagio, ma il contagio c’è stato lo stesso.

Presto non sarà più così. Se un professionista, che poteva vaccinarsi ma - per scelta - non l’ha fatto, contagia un ospite che non è (ancora) vaccinato, ben si capisce che la sua posizione cambia. Il tema, oltre che etico, potrebbe far sorgere degli interrogativi anche dal profilo giuridico. In particolare della responsabilità civile.

Senza contare che chi si ammala di covid dovrà poi venire sostituito per garantire il funzionamento delle strutture: metterà dunque i colleghi sotto pressione.

Ora, gli infermieri che lavorano con bambini immunosoppressi malati di cancro, sono tenuti a farsi vaccinare contro le malattie potenzialmente letali per i piccoli pazienti: ad esempio il morbillo.

Altrimenti devono
esercitare in un altro reparto.
C’è da chiedersi se questo obbligo professionale non vada esteso, anche solo a tempo determinato.

Le condizioni

Il vaccino contro il covid non è obbligatorio. I Cantoni hanno tuttavia la facoltà di dichiarare obbligatoria una vaccinazione (a Ginevra e Neuchâtel, ad esempio, lo è quella contro la difterite).
In base alla legge federale, i Cantoni possono esercitare tale facoltà “solo se sussiste un pericolo considerevole per la salute pubblica e se non è possibile adottare altre misure di protezione della popolazione. L’obbligo può riguardare solo gruppi di persone ben definiti e deve essere revocato una volta cessato il rischio”.

Solo per quest’anno

I Cantoni - a partire dal nostro - dovrebbero dunque chiedersi se per il personale sanitario, ed in particolare per quello delle case anziani, non siano dati i presupposti per decretare l’obbligatorietà della vaccinazione contro il covid. Per lo meno in queste prime fasi, cioè fino a quando il vaccino non sarà largamente diffuso tra la popolazione anziana. Il pericolo considerevole (per gli ospiti delle residenze) è certamente dato. Il gruppo di persone interessato è ben definito. Anche il periodo di tempo è limitato: si immagina e si spera che per la seconda metà dell’anno tutte le persone over 65 che intendono vaccinarsi l’avranno potuto fare. Chi tra loro, per motivi non legati ad un problema medico, ha deciso di non farlo, si espone volontariamente ad un rischio; se il rischio si concretizza, non può recriminare. Adesso e per i prossimi mesi, tuttavia, non saremo in questa situazione.

Viene imposto di molto peggio

Sarebbe dunque auspicabile che, per il personale curante delle case anziani, il Cantone decretasse il vaccino anti covid obbligatorio per quest’anno.
Si tratterebbe di un’intrusione statale, l’ennesima, nella sfera personale. Su questo non ci piove.

Ma, per colpa dello stramaledetto virus, abbiamo tutti dovuto subire delle limitazioni ben più incisive di questa, oltre che assai meno efficaci (le serrate non fanno sparire il covid).

Lo Stato non si fa remore a distruggere interi settori economici ed a provocare una strage occupazionale a colpi di lockdown. Paragonato ai recenti Diktat governativi, un obbligo temporaneo di vaccinazione per una categoria circoscritta di persone, giustificato da motivi oggettivi, appare, sinceramente, “il men da la cavagna”.

Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano

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