*Articolo dal Mattino della Domenica. Di Mauro Botti
Il documento è dell’ottobre 2020. L’autore è il Servizio vigilanza e qualità dell’Ufficio del medico cantonale. Il contenuto? Esplosivo.
Il tema, purtroppo, è delicato, e visionare i documenti che ci vengono sottoposti fa accapponare la pelle. Si tratta di vita e di morte. Parliamo della casa per anziani Circolo del Ticino di Sementina.
La prima ondata: uno tsunami fatale Il Municipio di Bellinzona aveva difeso a spada tratta la gestione dell’emergenza coronavirus nel nosocomio, dove si sono registrate 21 vittime. Il capo del Dicastero socialità Giorgio Soldini, non appena era emerso pubblicamente il dramma, alla fine di aprile, aveva ritenuto che fossero state applicate tutte le direttive comunali, cantonali e federali contro la diffusione del virus, e che l’Esecutivo “ non si era mai sottratto, per quanto possibile, al dovere di informazione”.
Ma è davvero stato così? Dalla missiva che abbiamo tra le mani, e che qualcuno si è ben guardato dal rendere nota, sembrerebbe che qualche lacuna, per usare un eufemismo, ci sia stata. A farne le spese 21 anziani, 21 famiglie, 21 incognite. Già, perché cos’è veramente successo all’interno di quelle mura?
17-04-2020: arriva il medico cantonale
Riportiamo quanto riscontrato dagli scriventi: “Il 17 aprile – alla luce dell’evoluzione numerica dei casi forniti e delle informazioni verbali discordanti sull’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia – si procede a una visita in sede da parte dell’Ufficio del medico cantonale”. All’inizio, secondo il rapporto era presente solo la Capocure, poi sono arrivati anche il Direttore amministrativo e la Direttrice sanitaria. In quel frangente, il medico cantonale, o chi ne faceva le veci ha riscontrato che “solo parzialmente le informazioni fornite dalla Direzione erano aderenti ai criteri organizzativi che definiscono le azioni e il procedere per il contenimento di focolai da malattia infettiva con trasmissione da goccioline”.
Lacune o voragini organizzative?
“Constatiamo l’incompleta realizzazione di un reparto infettivo (COVID), le parziali misure messe in atto per circoscrivere il contagio e gli insufficienti controlli gestionali e operativi necessari al controllo dell’epidemia all’interno della Casa”. Dunque, in poche parole: non ci si era mossi in tempo. Inoltre, a quanto riporta il rapporto, le attività “socializzanti di gruppo sono state erogate fino all’8 aprile”. Per non parlare della mancanza di un “tableau du bord” per monitorare l’andamento dell’epidemia o l’assenza del personale, tra l’altro (in quel periodo) al di sotto del 70% stabilito dalla Legge come valore soglia per gli interventi ritenuti urgenti.
Le conclusioni
Sono due i fenomeni che emergono dal periodo oggetto di analisi (dal 10 marzo al 20 aprile). “ Il primo concerne le assenze o presenze in istituto di personale sintomatico e la mancata documentazione sulla tracciabilità. (...) il secondo è legato alla mancata coartazione dei residenti malati derivante dall’applicazione inefficiente delle misure di igiene, di profilassi delle malattie (...) come il COVID-19. (...) Nella documentazione fornita dalla direzione non vi è traccia di interventi proattivi legati alla Capostruttura né di interventi da parte della Direzione sanitaria o amministrativa per quanto riguarda l’emergenza sanitaria”. Bene, anzi male. Pensando alle famiglie che hanno sofferto, e soffrono tutt’ora, a causa della scomparsa di un loro caro come si pone la Casa per anziani di Sementina? Ci sarà un mea culpa pubblico? Che ne sarà della Direzione? Da quello che capiamo spulciando i documenti, qualche testa dovrà saltare, perché “ una visione strutturata e sistematica avrebbe permesso di correggere tempestivamente l’operatività dei collaboratori (...) l’inadeguatezza degli strumenti gestionali della Cpa di Sementina è stata rilevata anche nell’ambito delle due ultime ispezioni dell’Ufficio del medico cantonale”.
*Edizione del 24 gennaio 2020





