Sport, 26 gennaio 2021

“Ho fatto una buona carriera. Mi è mancata la Nazionale”

Nostra intervista con Walter Pellegrini, uno dei più grandi calciatori ticinesi del passato

LUGANO - Walter Pellegrini è stato certamente uno dei migliori giocatori ticinesi degli Anni Ottanta. Talento puro, sia come attaccante o centrocampista avanzato, ha segnato 108 reti con le squadre di cui ha vestito la maglia: Chiasso (club nel quale si è formato), Xamax, Losanna, San Gallo, Zurigo, Wettingen e Bellinzona. Una sorta di girovago del calcio. In casa rossoblù Walter ha “bruciato’'’ tutte le tappe, diventando titolare della prima squadra a soli 19 anni, nell’anno della promozione in Lega Nazioanale A.

Correva l’anno 1978 e sulla tolda di comando c’era Otto Luttrop, che aveva intuito con lungimiranza le doti di Pellegrini e lo aveva promosso in rosa. In quel Chiasso giocava, fra l’altro, anche José Altafmi. Walter (nato a Mendrisio il 30 giugno 1959) si guadagnò gradatamente la fiducia del tecnico tedesco, che poi lo titolarizzò l’anno seguente. E qui la sua carriera prese le ali: sì, perché nel 1980 fu ingaggiato dal Neuchàtel Xamax, con il quale raggiunse i quarti di finale di Coppa UEFA (sconfitta con l’Amburgo) e fu anche premiato come miglior under 23 della stagione (tanto da meritare il premio Bravo). Ma tornando a José Altafini, di cui si parlava prima: le prime parole di questa intervista che abbiamo realizzato nei giorni scorsi, Walter le ha dedicate proprio al brasiliano campione del mondo del 1958, al fianco di un certo Pelé...

Partiamo proprio da lui, dal grande José...
Assolutamente, anche perché da lui ho imparato molto. Il brasiliano è stato un grande maestro ma, soprattutto, un amico e compagno pronto a darti i migliori consigli. Non ci faceva pesare il suo nome. Certo, era alla fine della sua carriera, ma i numeri che metteva in campo era ancora eccezionali: alcuni suoi gol erano veri e propri capolavori balistici.

Nel 1980, come si diceva prima, la svolta...
La chiamata dello Xamax faceva seguito ad una stagione molto positiva con il Chiasso. In un certo senso non rimasi stupito. Certo: andare a giocare in quel contesto mi caricò a mille!

Catapultato in una realtà completamente diversa, anche per le abitudini e la cultura differenti, Walter si ambientò subito...
A 21 anni, anche se avevo già giocato in A col Chiasso, avrei anche potuto riscontrare qualche problema. Al contrario il mio ambientamento fu ottimo, anche perché tutti mi accolsero molto bene.

Compreso il presidentissimo Facchinetti...
Su di lui non si può che parlar bene. Addirittura, i nuovi giocatori, perfavorire il loro inserimento, li ospitava per alcuni mesi a casa sua, così ha fatto anche con il sottoscritto. Per me è stato eccezionale, sul piano sportivo ma anche e soprattutto dal punto di vista umano.

A Neuchàtel, la sua carriera è decollata in modo veloce e le reti sono arrivate a grappoli.
Non solo in campo nazionale ma anche in quello europeo. Momenti molto belli. Quando siamo arrivati ai quarti di coppa UEFA, dopo che nei turni precedenti avevo già fatto quattro gol, purtroppo siamo stati eliminati dall’Amburgo, perdendo 3-2 in Germania e pareggiando 0-0 alla Maladière. Che serate, con il pienone allo stadio ed il traboccante entusiasmo della gente.

Ormai il suo nome era già su vari taccuini, tanto che è pure arrivato il terzo posto nella classifica del premio Bravo, concorso riservato al miglior Under 23 delle coppe europee e lanciato dal Guerin Sportivo.
Per me ricevere quel premio ed apparire su una rivista prestigiosa come quella italiana è stata una grande emozione.

La rete avversaria, il buon Walter l’ha gonfiata tantissime volte; lui che oltretutto non era una punta vera ma piuttosto un trequartista Di lei ricordiamo anche un gol segnato all’Inter...
Giocavo nel San Gallo e in coppa UEFA affrontammo i nerazzurri. Per me segnare all Inter fu una gioia incontenibile! Segnare ad una squadra italiana faceva sempre un gran piacere.

Parliamo della sua esperienza a Losanna.
Anche in questo club mi sono trovato bene, segnando nelle prime due stagioni con Pazmandy allenatore una quarantina di reti in tre stagione. Un anno arrivai anche secondo nella classifica marcatori. Purtroppo la mia
permanenza in terra vodese si è conclusa amaramente perché la società ha avuto dei problemi finanziari e quindi giocoforza sono stato prestato al San Gallo. Infine mi sono trasferito a Zurigo.

Lei però sarebbe potuto tornare a Neuchàtel che le aveva fatto una offerta di lunga durata, ma ha tergiversato e questo le è costato l’ingaggio.
Effettivamente è andata così. Allora non tutti si potevano appoggiare a dei manager come oggi.
Ci fosse stato uno che avesse curato i miei interessi probabilmente non avrei commesso quell'errore, invece ho detto allo Xamax che volevo pensarci qualche giorno e così alla fine il club neocastellano scelte il francese Larios, lasciando a piedi il sottoscritto. Sono stato fermo sei mesi prima di approdare nel Bellinzona di Turkiylmaz, Jacobacci e Fregno tanto per citare tre nomi. Proprio nel club granata ho chiuso la mia carriera qualche anno dopo.

Tanti gol in campo nazionale e in campo internazionale. Eppure non arrivò mai la tanto agognata convocazione in Nazionale. I soliti maligni dicono che era a causa del suo carattere un po’ particolare e alla sua scarsa predisposizione al sacrificio alla fase difensiva?
Non so perché non sono mai riuscito ad entrare nel giro, quando invece tutti i miei compagni dello Xamax ad esempio — chi prima e chi dopo - furono convocati. Per il carattere? Non direi, arretramento della mia posizione, mah... Ancora oggi credo che mi sarei meritato una maggior considerazione. E chiaro che, malgrado fossi una mezza punta, avevo una chiara vocazione offensiva e che spesso mi presentavo davanti alla porta avversaria.

Fare il professionista lontano dal Ticino, a quei tempi non era scontato.
Sarà forse per la mia mentalità aperta, o la voglia di mettermi sempre in discussione. Comunque sono stato bene ed ho sempre giocato con grandi stimoli. A 26 anni, nella Svizzera tedesca, ho pure avvertito ottime sensazioni, anche se le abitudini erano un po 'differenti dalla regione romanda.

La decisione di smettere con il calcio giocato è stata sofferta ma inevitabile.
Mi sono sentito completamente scarico, e per qualche anno non ho più voluto, tranne isolati momenti con i giovani del Chiasso, toccar palla e nemmeno fare altre cose in questo sport.

Poi però la voglia è tornata tanto che, dopo aver ottenuto il patentito federale di allenatore, ora guida i giovani a Lugano.
Sì, anche perché la proposta del club bianconero guidato da Enrico Morinini del settore giovanile, mi è apparsa buona. Sulle rive del Ceresio ho diretto VUnder 15 e poi la Under 16. Anche se non c ’è stata una grande continuità nel mio operato a causa anche di alcuni cambiamenti tecnici nel vivaio dell’FCL, ho potuto sempre lavorare con grande serenità fino a circa sei mesi fa.

Con il Team Ticino invece il rapporto con i vertici non è stato positivo.
E' vero, per 3-4 anni ho fatto l’allenatore degli attaccanti, avevo un compito piuttosto marginale. Ho cercato di fare del mio meglio ma questo non mi è stato riconosciuto. Vincent Cavili che allora era il responsabile mi ha poi chiamato per fare l'allenatore degli Under 17. La squadra andava abbastanza bene ma poi sono stato esonerato per motivi che ancora oggi non conosco. Non pensavo di meritarmelo. In quel team giocavano anche Padula e Belometti, che poi sono poi approdatti al calcio professionistico. Credo che alcune delle persone del Team Ticino avessero delle carenze dal punto di vista umano e relazionale.

Ora lei è fermo, ma se arrivasse una proposta solida da qualcuno, riprenderebbe?
A Lugano è cambiato il presidente del settore giovanile: resto in attesa con la convinzione che comunque in generale nei vivai ticinesi si dovrebbe lavorare maggiormente in profondità.

Lei potrebbe allenare anche in Lega Nazionale. Il Chiasso, che ha cambiato tecnici a getto continuo, non le ha mai fatto un’offerta?
Allenare i professionisti implica anche un impegno superiore, magari dovendomi spostare continuamente o trasferire il mio domicilio. Il mio desiderio attuale, per ora, è restare in Ticino.

G.M.

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