Sport, 21 dicembre 2020

“Vorrei svegliarmi un giorno e sapere che il virus è morto”

Il presidente del Lugano Vicky Mantegazza e il film di un anno terribile

LUGANO -  Presidente Vicky Mantegazza: possiamo dire che questa è la peggior stagione da quando lei ha preso in mano le redini dell’HC Lugano?
Sicuramente la più difficile e la più complicata. A livello di risultati (sportivamente parlando) le cose vanno bene e l’attitudine della squadra è quella giusta. Umanamente e organizzativamente invece è pesantissimo. Ogni giorno, ormai da marzo, ci troviamo davanti uno scenario diverso. Colgo l’occasione per complimentarmi con tutto lo staff amministrativo per come sta gestendo la situazione in questi mesi così difficili e anche con la squadra, che fa di tutto per trovare le giuste motivazioni.

La gente è stanca, soprattutto dal punto di vista mentale. Nell’HCL, colpito dalla pandemia, come avete gestito la situazione?
Ad inizio stagione, con la presenza di un certo numero di spettatori, le cose andavano relativamente bene. Si sentiva e si percepiva nei tifosi la voglia di pensare ad altro. La necessità di vivere emozioni. Poi la stangata delle 30 persone ha tagliato le gambe a tutti. Abbiamo sempre cercato di gestire il tutto nel miglior modo possibile, ma con gli scenari che cambiano ogni giorno, non è per nulla evidente.

Il Lugano è la squadra che ha giocato meno partite. Con i recenti casi di positività l’attività sul ghiaccio è venuta meno.
Nella prima occasione, con soli tre casi positivi, abbiamo avuto l’autorizzazione da parte del medico cantonale di poterci comunque allenare nella famosa bolla. Questa volta invece è stato molto più difficile per i ragazzi, costretti a stare a casa per 10 giorni senza possibilità alcuna di uscire e di allenarsi. Riprendere é molto più complicato, ma sappiamo che siamo tutti sulla stessa barca. Ora almeno per qualche mese dovremmo avere la famosa immunità di gregge.

La pandemia ha creato molti problemi, ma forse ha avuto il merito (se così si può dire) di rafforzare il sentimento di solidarietà. Che ne pensa?
Io spero solo che ogni tifoso si renda conto di cosa significa questa stagione per ogni club. Senza il pubblico in pista le perdite finanziarie sono enormi e toccano tutti. Sia i cosiddetti piccoli, sia i cosiddetti grandi. Avremo degli aiuti pubblici è vero, ma non ci viene regalato nulla. Le condizioni per averli sono severe e i prestiti andranno restituiti.

I giocatori hanno condiviso i sacrifici della società e vi sono venuti incontro tagliandosi lo stipendio.
I giocatori hanno sempre dato la loro disponibilità di principio e con loro stiamo discutendo apertamente per trovare la soluzione migliore, tenuto conto dei diversi scenari.

Senza pubblico è tutta un’altra cosa: sembra di giocare alla play station…
Personalmente non ho mai giocato alla playstation …. ma posso capire quello che intendi dire. Chiaramente l’hockey è uno sport adrenalinico e gli spettatori ne sono una parte fondamentale; non solo dal lato finanziario, ma anche emozionale. L’hockey, così come tutto lo sport in generale, ha bisogno del suo pubblico e non vediamo l’ora di poterlo riabbracciare.

Secondo lei il governo ha fatto veramente il possibile per venirviincontro?
/> In Svizzera, in generale, lo sport gode di minore considerazione rispetto ad altri settori economici. Per fortuna, grazie all’insistenza nel far passare questo messaggio da par-te di alcuni politici e dei dirigenti delle federazioni e delle società, con il passare dei mesi le cose sono migliorate. Si è capito ad esempio che lo sport nel nostro paese significa 100.000 posti di lavoro e la possibilità per decine di migliaia di ragazze e ragazzi di occupare il tempo libero in modo sano e intelligente. Se i club professionistici non sopravvivono, tutto questo non ci sarà più.

Lo sport d’elite in futuro dovrà per forza rivedere le strategie sportive e soprattutto economiche. Paradossalmente potrebbe esserci un ritorno a certi valori dimenticati in questi ultimi decenni. Vedi stipendi altissimi, e stiamo parlando di tutti gli sport… Qual è la sua posizione in merito?
È vero che nello sport d’élite ci sono anche stipendi elevati. Ma per pochi campioni e non dimentichiamo che gli atleti hanno una carriera corta e con un alto rischio d’infortuni. Comunque, per quanto riguarda l’hockey svizzero, le discussioni per arrivare a regole per contenere la massa salariale erano già in corso anche prima del COVID-19 e sono in pieno svolgimento.

La città di Lugano anche stavolta ha dato un bel colpo di mano…
Il Municipio ha presentato nei giorni scorsi un messaggio urgente al Consiglio Comunale per darci parte della garanzia finanziaria che dobbiamo presentare per ricevere i prestiti della Confederazione. Un gesto concreto e per questo voglio ringraziare i nostri municipali.

Difficile fare un bilancio dopo 13 partite giocate. Proviamoci: lei è soddisfatta del rendimento della squadra?
Difficile valutare ad oggi questa stagione. Non abbiamo mai potuto giocare con una certa regolarità ma per quello che ho visto (escludendo le sfide contro Bienne e Lions prima della pausa forzata) la squadra mi è piaciuta molto, sia come gioco, sia come attitudine.

Domenica scorsa sul Mattino Luca Cereda ha dichiarato che ad Ambrì sta bene e che al Lugano non ci pensa. In futuro potrebbe essere un profilo interessante per la vostra squadra?
Luca Cereda ha sicuramente la mia massima stima, ma questa è una domanda che nessuno di noi si è mai posto. Noi abbiamo il nostro staff tecnico di cui siamo soddisfatti, Luca sta facendo molto bene ad Ambrì, quindi….

A proposito: mercoledì c’è il terzo derby stagionale. Il Lugano quest’anno contro l’Ambrì ha sempre vinto (amichevoli comprese). Tradizione da rispettare, per festeggiare un po’ meglio il Natale, che sarà giocoforza in tono minore… 
Noi giochiamo ogni partita per vincere. Tornare alle competizioni dopo tanto tempo e senza esserci potuti allenare sarà un ostacolo non da poco per noi. Speriamo tuttavia di vincere anche questo derby, anche se il regalo più bello per tutti sarebbe quello di poterci svegliare una mattina senza più dover leggere di gente che sta male o che muore. Questo sarà un Natale diverso, indipendentemente dal derby vinto o perso.

MAURO ANTONINI

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