Sport, 08 dicembre 2020

“Prepariamo un’altra impresa: la qualificazione ad Euro 2022”

Gianluca Barilari, il coach della Svizzera reduce dal successo sulla Serbia

Gianluca Barilari, coach della nazionale rossocrociata, è nato a Monte Sacro, uno dei quartieri più famosi di Roma. Per capire l’importanza di questo luogo, bisogna risalire al 494 a.C. quando i plebei abbandonarono la città e si ritirarono sul colle con l’intento di ottenere la parificazione dei diritti con i patrizi. Un vero e proprio tentativo di rivolta che però fu sventato dall’intervento del senatore Menenio Agrippa, il quale evitò uno spargimento di sangue grazie alla sua oratoria. 

“Sono romano di nascita – ci dice Barilari, da noi raggiunto telefonicamente dopo la trasferta finlandese – Ma ormai vivo in Svizzera dal 1990 ed ho acquisito le abitudini e anche la mentalità elvetica. La mia vita è qui, anche se di tanto in tanto vado nella città eterna a visitare mio fratello, l’unico parente che mi è rimasto”. Il commissario tecnico nazionale ha un legame profondo con il basket: “Ho cominciato da giovanissimo a giocare nelle squadre giovanili di Roma grazie soprattutto alla passione trasmessami da mio padre. Questo sport ha caratterizzato tutta la mia esistenza. E come ciliegina sulla torta, visto che parliamo di legami con la pallacanestro, mi sono pure sposato con una giocatrice, Desiree (De Dea, ndr), che in Svizzera è stata protagonista con il Bellinzona e la Nazionale”.

Seria e preparata

Prima di allenare la Svizzera, Barilari ha diretto il Ginevra, il Martigny, le giovanili del Lugano e del Bellinzona. Poi è approdato in federazione. “È stato grazie all’attuale presidente Giancarlo Sergi se sono diventato il coach della squadra maggiore rossocrociata. Quando me l’ha proposto, nel 2017, inizialmente ho avuto qualche dubbio. Era una responsabilità molto grande… Poi però ho accettato, perché ho capito che il nostro presidente era una persona seria e preparata. Non a caso il movimento cestistico svizzero negli ultimi anni è cresciuto”. 

E qui tocchiamo un argomento che fa discutere. Il basket svizzero a che punto di trova? Ha potenziale? Ha margini di crescita oppure resterà sempre nelle retrovie? “Questo sport non è ancora sufficientemente considerato in Svizzera. Non perché manchino giocatori ma perché non viene ancora ritenuto come uno sbocco professionale. Mi spiego: in Svizzera uno che vuol fare carriera deve per forza espatriare, perché ci sono strutture limitate e poi perché le società, salvo delle eccezioni, hanno una mentalità ancora semiprofessionistica. Ciò è dovuto al fatto che i mezzi economici sono limitati, okay. Però se si puntasse maggiormente sulla base, i risultati potrebbero essere migliori. Con o senza mezzi finanziari”. E
aggiunge, convinto: “Per tornare alla sua domanda dico che se si lavorasse tutti su tre concetti semplici ma fondamentali, i risultati potrebbero migliorare certamente. Vale a dire: la qualità della formazione, la crescita dei club e una competizione di livello. Ogni anno non si sa quante squadre partecipano al massimo torneo: alcune si ritirano, altre fusionano, altri rinunciano e se ne tornano fra i cadetti o più in giù…”.

Il Ticino deve allargarsi

Come la mettiamo con il Ticino, da sempre uno dei punti di forza del basket svizzero? 
“Con la Romandia costituisce l’asse portante. Lugano e SAM lavorano bene, specialmente a livello giovanile. Ma credo sia necessario che altre società crescano per poter arrivare ai livelli delle due luganesi. Ossia: nel Sopraceneri e nel Mendrisiotto mancano dei clubguida, dei punti di riferimento importanti.Bisogna allargare i confini. A Vacallo, dopo il fallimento, si sta lavorando bene: la ristrutturazione non è stata facile ma sembra che tutto proceda spedito. Manca il Bellinzona, che in passato ha scritte importanti pagine di storia della pallacanestro svizzero. Un suo ritorno sarebbe auspicabile”. 

Un basket ticinese “Lugano centrico”, insomma, non fa bene. “Ci vogliono società attrezzate e che puntano sul movimento giovanile. Solo così possono tornare in alto. Lugano e SAM vanno elogiate per gli sforzi che stanno profondendo ad ogni livello”. A proposito della città. Un tempo si vedevano tanti ragazzini giocare nei campetti di cemento. Lì nascevano i talenti. Oggi la situazione è cambiata.
“Credo sia rimasto solo il campo esterno delle scuole di Cassarate…”. Lapidario.

La sfida Europea

Gianluca Barilari, come si può leggere a parte, ha un sogno. Partecipare con la Svizzera ai prossimi Europei del 2022. L’impresa con la Serbia ha indicato il cammino, anche se non sarà semplice. “Battere i balcanici è stato meraviglioso – dice il nostro coach – Oltre alla forza e alla qualità dei singoli, è uscito fuori lo spirito di gruppo che abbiamo cominciato a coltivare nel ritiro dell’estate del 2019. Abbiamo imparato a conoscerci e a …sopportarci. Alla fine il risultato è stato oltremodo positivo. Ma ora dobbiamo concentrarci sugli impegni di febbraio, quando giocheremo contro Georgia, Finlandia e Serbia nella bolla di Tbilissi, la capitale georgiana. Per andare agli Europei, cosa che se non sbaglio non succede da 60 anni, dobbiamo battere la Finlandia di sei punti e poi, forse, sarà fatta. Ripetere l’exploit contro la Serbia? Nella vita non dobbiamo farci mancare nulla”.

G.M.

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