Infopoint a Bellinzona sul Coronavirus, con presenti Giorgio Merlani, Medico cantonale e Marco Zambetti, Capo della Gendarmeria della Polizia cantonale
Merlani: "La pressione sul sistema sanitario resta alta"
"La percentuale dei positivi sui tamponi effettuati sembra scendere. Significa che stiamo contenendo bene la diffusione, anche se altri dati dicono altro. Il numero dei test resta costante, più o meno, ma la percentuale di positivi è arrivata al 15%. Sono anche arrivati i test rapidi e prevediamo che confondano un po' le acque e ci vorrà un po' di tempo per assestarsi".
"Per quanto concerne i nuovi contagi possiamo dire che non siamo in una fase di crescita esponenziale, pur con un po' di su e giù, abbiamo cifre abbastanza stabili. Abbiamo smesso di crescere, non stiamo scendendo ma siamo in una fase di stabilizzazione".
"I numeri delle quarantene restano importanti. Abbiamo 1'500 persone in isolamento e il doppio in quarantena. Due persone finiscono in quarantena per un caso di isolamento, dunque i contatti stretti sono un paio a persona, un dato costante. È il numero massimo che dobbiamo tenere, perchè più contatti abbiamo più rischiamo di trasmettere il virus".
"Le cifre sui decessi sono stabili, non prenderei il picco del 19. È presto per esprimersi in maniera chiara, perchè le curve (contagi, ospedalizzazioni, decessi) hanno un ritardo di una rispetto all'altra".
"Produrremo un riassunto settimanale. Alcuni parametri cumulano i casi da inizio pandemia, fissata dal 25 febbraio. La prima ondata aveva tanti positivi sui test, con addirittura il 40% dei positivi, ma ricordo che si testava esclusivamente chi aveva sintomi chiari e casi a rischio. Sostanzialmente, veniva testato chi era ricoverato. Dopo la prima ondata, l'indicazione al test si è allargata. Da metà giugno in poi i positivi sono scesi, tra metà agosto e fine settembre facevamo tra i 500 e i 700 test al giorno, con un 1-2% di positivi. D'estate abbiamo continuato a monitorare il virus e ce n'era poco. Poi è arrivata la seconda ondata: più test, con persone con sintomi, e una positività più ampia, anche il 30%".
"Importante è rilevare il cambiamento dalla prima ondata alla seconda sulle età. La metà dei casi, ai tempi, erano persone sopra i 50 anni. Poi per un periodo abbiamo avuto più giovani, che erano la categoria testata in modo importante durante l'estate. Nell'ultimo periodo invece quasi la metà dei casi è nelle persone sopra i 50 anni e più anziani, quelle più a rischio. Avere 100 casi positivi in due settimane diverse non significa avere lo stesso numero di ricoverati, perchè dipende dall'età di chi risulta positivo. Nella prima ondata avevamo un'età media di persone positive più alta, nella seconda siamo a 47 anni circa. La ripartizione uomini-donne non cambia tra le due ondate, le donne sono positive in modo maggiore, probabilmente a causa del numero di contatti, mentre nelle ospedalizzazioni il sesso dei ricoverati si inverte".
"Durante l'estate avevamo casi che si contavano su una mano, con una ripartenza a metà ottobre. La seconda ondata sembra più piccola della prima, ma non è vero, non è cambiato il virus bensì la modalità di testare, ricordiamolo. Adesso si ammalano molte persone giovani e sane, che non hanno decorsi gravi ma possono portare in giro il virus, contagiando persone più a rischio".
"L'incidenza (casi ogni 100mila persone) è alta tra i 20 e i 60 anni e ha un nuovo picco sopra gli 80 anni. La circolazione del virus avviene tra le persone professionalmente attive, mentre il secondo dato, ovvero sopra chi è sopra gli 80 anni, sono persone a rischio e testate in case anziani".
"Passiamo agli ospedalizzati: durante l'estate non ce n'erano quasi più, da inizio ottobre è partita la seconda ondata. La pendenza è un po' meno ripida rispetto alla prima ondata ma resta comunque alta. Non possiamo dire che i nuovi ospedalizzati scendono ma abbiamo l'impressione che sono stabili, non è positivo perchè resta alta la pressione sul sistema ospedaliero".
"Durante la prima ondata, abbiamo ricoverato 933 persone in tutto, mentre nella seconda fino a domenica scorsa, 47esima settimana, erano 881. Siamo in una fase di collina o altopiano, abbiamo quasi raggiunto il numero di ospedalizzati della prima ondata. La pressione sugli ospedali, ripeto, è forte. A livello di età si segue lo stesso trend rispetto ai positivi: vengono sempre più ricoverate persone di età avanzata. Nelle ultime due settimane abbiamo l'impressione che ci sia ancora un aumento delle età dei ricoverati, più alta nella seconda ondata. Come successo nella prima ondata, vengono ricoverati, colpiti da complicazioni, più uomini, circa il 60%".
"Quante persone testate vengono poi ospedalizzate, sette giorni dopo? Dai 20 ai 39 anni hanno l'1% di essere ricoverate, tra i 40-50 anni del 4%, tra i 60-79 anni del 21%, e sopra gli 80 anni probabilità del 33%. Lo diciamo per permettere a ciascuno di fare le proprie scelte, in vista del Natale dove si mescoleranno le varie età. In totale la probabilità percentuale è del 10%".
"Nella prima ondata avevamo un andamento ripido sia in salita che in discesa di ricoverati totali. Sembra di vedere che le persone ricoverate in terapia intensiva in percentuale a quelle ricoverate è più alto adesso, nella seconda ondata, rispetto alla prima. Ma è difficile dirlo, perchè adesso stiamo salendo in modo meno rapido, siamo su un colle un po' meno alto. La percentuale di chi viene ricoverato in terapia intensiva rispetto al totale dei ricoveri ci sembra comunque in linea di massima uguale alla prima ondata. Ma attenzione perchè il sistema ha una pressione che sta salendo: non si deve calcola solo il numero di persone ricoverate in terapia intensiva, bensì tener presente che servono persone qualificate che sanno occuparsene. Se servono più posti in terapia intensiva, abbiamo bisogno di più persone e dunque esse devono essere prese da altri settori, per esempio dalle sale