Sport, 21 settembre 2020

Novotny: “Sono rigenerato e motivato. Non vedo l’ora di cominciare”

Jiri Novotny, quarto straniero dei biancoblù al servizio dei Rockets e dei…tifosi

AMBRÌ - Jiri Novotny è un atleta arcigno, che non molla mai. Qualcuno direbbe: duro a morire. Malgrado il pesante infortunio dello scorso anno - vedi rottura dei ligamenti del ginocchio - è ripartito con tenacia e determinazione per recuperare al meglio ed essere disponibile, sia per l'Ambrì Piotta e pure per i Rockets di Biasca. Atleta di qualità che ha conosciuto pianeti hockeistici di grande livello (NHL), non vede l'ora di ricominciare. Ad Ambrì è molto amato: la sua la voglia di instaurare con i tifosi un rapporto speciale non è passata inosservata. Grazie alla famosa “haka” islandese è diventato in un certo senso il portavoce della squadra, facendo esplodere di gioia e entusiasmo la Valascia ad ogni fine partita.

Dopo un periodo sfortunato, oggi Novotny è un giocatore rigenerato: è completamente recuperato sul piano prettamente fisico ed il suo attaccamento alla maglia leventinese è stato premiato con il rinnovo del contratto, dapprima come quinto straniero (e rinforzo per i Rockets) poi è stato “richiamato” da Luca Cereda dopo la partenza di Plastino per Bolzano per far parte del roster dell’Ambrì Piotta. Un “ritorno” particolarmente gradito e del quale abbiamo parlato con lui nei giorni scorsi.

Jiri: il campionato è alle porte. Si sente pronto?
Sto bene ed evidentemente sono molto felice di aver ritrovato il ghiaccio dopo il brutto infortunio subìto al ginocchio. Mi sono allenato molto e sono sicuro di essere pronto alla nuova stagione. Come sempre darò il massimo.

Quanto l’ha condizionata psicologicamente questo infortunio?
È stato difficile sopportare questo infortunio sul piano mentale, anche perché nella mia carriera non mi era mai accaduto di dover gestire una situazione del genere. Al tempo stesso però, il fatto di aver iniziato un piano di recupero dopo sole due settimane da questo sfortunato episodio, mi ha dato molto coraggio. Con il passare del tempo, poi lavorando sodo e vedendo che fisicamente appunto stavo pian piano recuperando, ho trovato sempre di più in me la forza per lottare. Ora devo soltanto trovare il ritmo della partita.

Questa sua determinazione e voglia di lottare nei momenti più difficili, come detto prima, le hanno regalato il rinnovo del contratto. All’inizio era previsto che lei dovesse rinforzare i Rockets poi però… 
Ero pronto per svolgere qualsiasi ruolo perché anche la compagine biaschese sta facendo un lavoro importante a favore dei giovani ed io mi sento particolarmente portato per questo tipo di lavoro. Essere d’esempio ai ragazzi ed insegnare loro i segreti del mestiere è affascinante. Ogni lavoro con i ragazzi è entusiasmante. Ho accettato quel ruolo nei Rockets perché la particolare situazione lo imponeva. Ho sposato in pieno il progetto dell’Ambrì ma sono ovviamente contento e fiero di far parte anche della prima squadra. Sono molto felice di essere in Ticino e in Leventina in particolare, dove c’è un ambiente davvero eccezionale e dove i tifosi sanno trasmettere un calore davvero incredibile, unico nel suo genere. Io sono disponibile per qualsiasi compito, non ci sono problemi.

Che giudizio può dare sull’hockey svizzero in generale?
Sicuramente positivo, anche se dobbiamo sempre fare molta attenzione quando facciamo i paragoni con altre realtà mondiali, specie
con la NHL, campionato nel quale ho giocato per l’ultima volta dodici anni fa. In Svizzera si gioca comunque più veloci rispetto ad altre nazioni, soprattutto a livello di pattinaggio. In questi anni poi l’hockey ha compiuto tangibili progressi ed anche la Federazione sta lavorando molto bene per consolidare questa situazione. Direi che attualmente il campionato elvetico è il migliore d’Europa e sono convinto che anche nei prossimi anni sarà sempre in grado di recitare un ruolo molto importante. E poi non dimentichiamo la nazionale di Patrick Fischer, che ha davvero fatto cose notevoli a livello internazionale.

Il 2 ottobre arriva il primo derby di campionato. Un evento straordinario… 
Me ne avevano parlato molto prima di arrivare in Ticino ed ero quindi curioso di vivere personalmente questa atmosfera. È davvero un appuntamento speciale, nella mia carriera, compreso la NHL, non avevo mai visto una cosa del genere. Il mio primo derby l’ho vissuto quindi con un’emozione grandissima e con tantissima adrenalina. La Valascia poi è davvero la pista ideale per avvertire la passione dei tifosi.

Come è nata l’idea di imitare la famosa “haka” islandese alla fine delle gare? È stato lei a proporla?
Dico la verità, l’avevo visto in televisione farlo dalla nazionale islandese durante gli Europei del 2016 e ne sono rimasto affascinato, direi colpito profondamente. Mi sono chiesto perché non riproporre questa cosa alla Valascia per riscaldare ulteriormente i tifosi… Mi ricordo che la prima volta la gente, quando mi ha visto fare quelle gesta, non aveva subito capito cosa volessi fare, poi dopo qualche secondo si è creata la simbiosi ed ora posso dire che è diventato un nostro marchio di fabbrica.

Cosa farà l’Ambrì nell’imminente stagione?
È difficile rispondere. Non mi voglio avventurare in commenti azzardati. Diciamo che il gruppo sta lavorando molto bene, importante è che ci siano meno infortuni rispetto alla scorsa stagione, durante la quale è veramente accaduto di tutto. Spero che la fortuna ci dia finalmente una mano. Se tutti staranno bene allora posso dire che i presupposti per un buon campionato ci sono tutti. Dobbiamo fare però un passo alla volta e migliorare l’amalgama. Qualitativamente la squadra ha diversi elementi molto interessanti. Sono fiducioso.

Torniamo a lei: quali sono i ricordi più belli della sua carriera?
L’aver vissuto personalmente e vinto i Mondiali del mio paese nel 2010. Nella NHL sono stati diversi i momenti vissuti con intensità, difficile estrapolarne uno.

Chiudiamo la nostra intervista parlando del coronavirus.
Il virus ha creato innumerevoli problemi e purtroppo anche provocato diverse vittime. Occorreva però reagire, rispettando tutte le regole per affrontare al meglio questa pandemia, evidentemente anche nell’hockey. Comunque evito per quanto possibile di seguire le notizie fornite dai mass media perché emerge sempre troppa negatività attorno a questo problema. Sono contento che in Svizzera il virus sia stato meno invasivo rispetto ad altre nazioni, Cechia compresa. Spero che le limitazioni di numero dei spettatori alle piste (e quindi anche alla Valascia) possa essere attenuata dal calore dei nostri tifosi.

G.M.

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