Un progetto, il loro, mica da ridire: creare da zero una squadra (o addirittura un club) non è semplice come si possa pensare: bisogna trovare dirigenti, campo e soprattutto atlete, l’essenza dello sport, la linfa di questa disciplina anglo-sassone, che si differenza dal football americano e prende le caratteristiche del rugby a 15, del quale è il figlio per così dire adottivo. Gli obiettivi sono chiari e martedì sera chi vorrà cimentarsi dovrà soltanto presentarsi alle 18.45 al campo sportivo di Muzzano, struttura calcistica adattata alla bisogna. Mattia e Darshell si augurano di trovare un buon numero di candidate.
“Per ora – afferma l’allenatore Sacchi – abbiamo una quindicina di giocatrici. Un numero assai interessante e che ci permette di guardare con un certo ottimismo al futuro”. La storia del rugby in Ticino, per altro, è ricca di spunti, anche se ultimamente il movimento si è un po’ adagiato.
“Non ci sono mezzi finanziari all’altezza, è ancora uno sport praticato a livello amatoriale – dice il giornalista – Manca un management vero e proprio, e ognuno, tanto per farla breve, paga il suo. Il nostro obiettivo è realistico: cominciare da zero e con il tempo farci conoscere ed apprezzare dalla gente, anche da quella che potrebbe investire”. Per il momento, le uniche certezze sono Mattia, Darshell, le ragazze che si sono già annunciate ma soprattutto tanta voglia e tanta passione per questo sport. “Il nome dovrebbe essere Rugby seven Lugano donne. Ma non è ancora stato definito. Del resto è un po’ tutto in divenire. Partiamo e poi vedremo quello che succede”.
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Sacchi - che ha giocato nelle giovanili del CUS Genova (quarto posto nel campionato italiano di categoria) – si rende perfettamente conto delle difficoltà a cui andrà incontro. “ Quando si comincia senza certezze è davvero dura. Soprattutto in un contesto come quello del rugby ticinese, in cui si fa veramente fatica a portare avanti delle idee o dei progetti. Eppure questo è uno sport giovane che merita una possibilità di essere seguito. Noi di questo siamo convinti”.
Tanto più che quando si parla di ragazze (o donne) c’è sempre un fastidioso pregiudizio di fondo. Spiega a proposito Darshell: “Questo, contrariamente a quanto si pensa, non è uno sport di pura forza ma richiede velocità e condizione atletica. E soprattutto una grande preparazione mentale. Certo, magari all’inizio c’è qualche timore per i contrasti ma siccome questo sport si basa sul rispetto, ecco che tutto diventa più semplice anche per noi. Gli allenamenti servono per imparare a cadere e per imparare a placcare, il tutto in un ambito di grande sportività”.
Concettti ribaditi anche dal tecnico Mattia Sacchi: “ Bisogna sfatare alcuni miti”. E dice a chiare lettere che “nel rugby non è la parte fisica quella preponderante, non è vero poi che sia pericoloso, s’impara appunto a non farsi male e c’è molto rispetto per l’avversario. E contrariamente a quanto affermano certuni è uno sport anche per donne”. Secondo Sacchi le ragazze hanno un loro modo di giocare il rugby seven e chi è interessato potrà osservarlo quando inizieranno i tornei. “Per il momento non c’è un vero e proprio campionato svizzero. Anche se presto credo che riusciremo ad organizzarlo assieme ad altre squadre della Svizzera Interna. Disputeremo semmai dei tornei in Ticino, durante i quali conteremo di farci valere – afferma la ragazza sudamericana – Per il momento invito possibili giocatrici a venire martedi a Muzzano per il primo allenamento. Di regola ne faremo due alla settimana: l’altro sarà al giovedì”.
A.M.
Sacchi - che ha giocato nelle giovanili del CUS Genova (quarto posto nel campionato italiano di categoria) – si rende perfettamente conto delle difficoltà a cui andrà incontro. “ Quando si comincia senza certezze è davvero dura. Soprattutto in un contesto come quello del rugby ticinese, in cui si fa veramente fatica a portare avanti delle idee o dei progetti. Eppure questo è uno sport giovane che merita una possibilità di essere seguito. Noi di questo siamo convinti”.
Tanto più che quando si parla di ragazze (o donne) c’è sempre un fastidioso pregiudizio di fondo. Spiega a proposito Darshell: “Questo, contrariamente a quanto si pensa, non è uno sport di pura forza ma richiede velocità e condizione atletica. E soprattutto una grande preparazione mentale. Certo, magari all’inizio c’è qualche timore per i contrasti ma siccome questo sport si basa sul rispetto, ecco che tutto diventa più semplice anche per noi. Gli allenamenti servono per imparare a cadere e per imparare a placcare, il tutto in un ambito di grande sportività”.
Concettti ribaditi anche dal tecnico Mattia Sacchi: “ Bisogna sfatare alcuni miti”. E dice a chiare lettere che “nel rugby non è la parte fisica quella preponderante, non è vero poi che sia pericoloso, s’impara appunto a non farsi male e c’è molto rispetto per l’avversario. E contrariamente a quanto affermano certuni è uno sport anche per donne”. Secondo Sacchi le ragazze hanno un loro modo di giocare il rugby seven e chi è interessato potrà osservarlo quando inizieranno i tornei. “Per il momento non c’è un vero e proprio campionato svizzero. Anche se presto credo che riusciremo ad organizzarlo assieme ad altre squadre della Svizzera Interna. Disputeremo semmai dei tornei in Ticino, durante i quali conteremo di farci valere – afferma la ragazza sudamericana – Per il momento invito possibili giocatrici a venire martedi a Muzzano per il primo allenamento. Di regola ne faremo due alla settimana: l’altro sarà al giovedì”.
A.M.
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