È passato più di un mese dall'introduzione delle restrizioni dovute alla diffusione del Coronavirus in Svizzera e da alcuni giorni il numero di decessi e di contagi è cominciato a diminuire e, finalmente, si è cominciato a discutere di un allentamento delle misure. Ma, oltre ai numeri, com'è la situazione sul terreno? Come, e quando, si dovrebbe procedere verso la normalità? Siamo andati a chiederlo a Roberta Pantani, vicesindaco di Chiasso, comune che, vista la vicinanza con l'Italia, è probabilmente uno dei luoghi più esposti al contagio del Virus.
Signora Pantani, può descriverci la situazione dopo un mese di chiusura? La preoccupazione è ancora molto alta o le persone hanno cominciato a tranquillizarsi?
Siamo al confine con l’Italia e dal momento in cui anche nel Paese vicino a noi sono state decretate misure di chiusura più restrittive, ecco che anche a Chiasso abbiamo avuto un lockdown totale. A Chiasso oggi c’è in giro pochissima gente e la Polizia pattuglia il territorio per i controlli. La preoccupazione di una ripresa dei contagi è anche qui da noi alta – direi che non è il momento di essere tranquilli. Attendiamo le decisioni della Confederazione e del Cantone, anche se – questa è una mia opinione – per quanto riguarda il nostro territorio sarebbe meglio coordinarsi con la Lombardia.
I chiassesi, in generale, rispettano le direttive delle autorità? È soddisfatta dei suoi concittadini o si potrebbe fare meglio?
In un momento così difficile, fortunatamente i miei concittadini rispettano le direttive. Stiamo chiedendo sacrifici a tutti, perché la situazione abbia a migliorare e possiamo ritornare quanto prima ad una situazione di pseudo-normalità.
Una delle questioni maggiormente discusse è il controllo e il filtraggio al confine. Per lei che è di Chiasso, quindi proprio a ridosso del principale valico doganale, la situazione attuale la soddisfa o l'Amministrazione federale delle Dogane potrebbe fare meglio?
Non circolando più nessuno in Lombardia, oggi il traffico attraverso il confine è decimato. Se poi pensiamo che tutti (tutti!) i valichi secondari sono stati chiusi (nemo profeta in patria – si potrebbe dire!), le guardie di confine possono concentrare i loro controlli ai valichi principali e mi sembra stiano facendo un ottimo lavoro.
La città di Lugano, per limitare gli spostamenti,