Svizzera, 06 aprile 2020

Virus, dopo l'isteria arriverà l'insofferenza

La natura se ne impipa del maledetto virus. Alberi e prati sono rigogliosi. Dopo la recente gelata fuori stagione, le temperature sono tornate miti. Il sole splende e - con il cambiamento dell’ora - c’è pure più luce la sera. Tutto invita ad uscire. Però, con l’obiettivo di limitare il più possibile gli spostamenti per contenere il contagio, la libertà di movimento viene progressivamente abrogata. Sempre più spazi pubblici (parchi, piazze, sentieri), per evitare assembramenti, sono stati chiusi.

Piaccia o no, bisogna rendersi conto che la Svizzera non è la Cina e che non è pensabile costringere la gente a rimanere in casa “manu militari”. Occorre puntare sulla responsabilità individuale. Ma occorre anche rendersi conto che certe misure stanno diventando controproducenti. Reggono, per il momento, grazie (?) al clima di isteria creato dal virus. Isteria alimentata dai media ormai monotematici e dai soliti “social”. Ormai siamo entrati in piena logica del “chi vusa püsée, la vaca l’è sua”.

L’eroe del giorno (?) è quello che spara il divieto più invasivo in una perversa corsa al rialzo. In un mondo che gira normalmente, un comandante della polizia che dice di “riportare a casa per le orecchie gli anziani che ancora osano uscire” sarebbe già stato messo alla porta. Solo l’isteria può spiegare l’accettazione di misure immotivate come la cancellazione “per motivi psicologici” dei diritti
popolari (elezioni e votazioni), il “Grande fratello” a cura di Swisscom, eccetera.

Ma gli attuali livelli di isteria non potranno mantenersi a lungo. All’isteria subentra l’insofferenza. Con la bella stagione diventerà sempre più difficile tenere la gente confinata in casa: magari in spazi angusti ed in balìa di relazioni familiari problematiche. La chiusura di tutte le attività economiche dichiarate “non indispensabili” peggiora la situazione. Certo: la salute viene prima di tutto. Ma questo mantra non è in grado di giustificare misure che non hanno alcuna logica e non portano nulla alla protezione della salute.

Spieghi ad esempio il Consiglio di Stato perché chi può lavorare in totale sicurezza non dovrebbe poterlo fare, anche in settori reputati “non essenziali”. Spieghi il Consiglio di Stato perché l’imbianchino che pittura da solo un appartamento vuoto, e quindi non contagia e non viene contagiato da nessuno, non dovrebbe poterlo fare. Spieghi il Consiglio di Stato perché un giardiniere non potrebbe tagliare l’erba in mezzo ad un prato da solo. Di esempi se ne potrebbero portare a bizzeffe. Se più gente avesse la possibilità di lavorare, oltre a non ridursi in miseria senza alcun vantaggio sanitario, non sentirebbe la necessità compulsiva di andare in giro a zonzo per sfuggire alla clausura imposta d’autorità; col risultato di creare, in questo modo, molti più rischi di contagio che lavorando.

Lorenzo Quadri / MDD

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