*Dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri
I signori dell’ex partitone pensano, ancora una volta, di poter prendere i ticinesi per scemi. Già ci hanno provato con la disdetta dalla famigerata Convenzione del 1974 sui ristorni dei frontalieri. Lo scorso anno, per farsi propaganda in vista delle elezioni cantonali, i deputati PLR in Gran Consiglio presentarono una mozione in cui chiedevano di disdire il vetusto accordo. E chi corse subito a dichiarare pubblicamente che “sa po’ mia”? Ma naturalmente i parlamentari federali dell’ex partitone – che allora erano Merlini, Cattaneo ed Abate – in un articolo congiunto, firmato a sei mani.
Fautori dell’invasione
Il copione si ripete ora in vista delle elezioni comunali. Il gruppo PLR in Gran Consiglio come scontato respinge schifato l’iniziativa contro la libera circolazione delle persone in votazione il prossimo 17 maggio. Quindi, il PLR vuole che l’invasione da sud continui indisturbata, con tutte le conseguenze occupazionali (e non solo) del caso. Nel frattempo però pensa di fare fessi i ticinesi chiedendo tramite atto parlamentare al governicchio più misure accompagnatorie. E noi dovremmo berci simili panzane?
Tanto per ricordare con chi abbiamo a che fare: il comitato PLR si espresse all’unanimità contro la preferenza indigena, e venne asfaltato dalle urne. Inoltre, proprio durante il dibattito in Consiglio nazionale sull’iniziativa di limitazione, l’allora aspirante senatore Giovanni Merlini dichiarò alla tribuna:“La preferenza indigena è in vigore ed i problemi sono attenuati”.
Ed infatti, sono così attenuati che il tasso di disoccupazione ILO del Ticino è del 8.1%, mentre quello della Lombardia