Ticino, 18 febbraio 2020

Vittoria! Il Parlamento dice sì al giro di vite sulle naturalizzazioni

Il rapporto di Giorgio Galusero a favore dell’iniziativa generica di Nicholas Marioli, ripresa poi dai colleghi di partito Omar Balli e Sem Genini, che chiedeva che il criterio di rimborso delle prestazioni assistenziali percepite negli ultimi dieci anni nella Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale dovesse essere inserito nella legge per le naturalizzazioni, ottiene la maggioranza risicata in Gran Consiglio e passa con 38 voti favorevoli, 32 contrari e 3 astenuti.

Se gli schieramenti sono abbastanza intuitivi (a votare no è la sinistra, ad appoggiare il rapporto favorevole alla mozione di Marioli è il centro-destra), in aula il dibattito ha regalato momenti scoppiettanti.

I mozionanti hanno spiegato che ottenere il passaporto svizzero deve essere considerato un onore, e che inserire questo nuovo criterio aumenterebbe questa percezione, oltre a combattere gli abusi.
Su questo termine si è
discusso. Molti rappresentanti di sinistra hanno portato avanti il concetto del credere che gli stranieri siano a prescindere sfruttatori.

Pagani del PPD ha precisato come esisterebbero comunque le eccezioni, per persone per esempio malate, invalide o molto povere.

Ovviamente concordi Lega e UDC.

Nonostante le frasi forti usate da Noi del Verdi, Lepori del PS, Arrigoni dell’MPS (con Pronzini che ha esclamato: “Ricordatevi che la maggior parte di voi ha nonni o genitori senza passaporti eppure siete qui. Io darei la naturalizzazione a tutti i salariati e non ai padroni”) ed anche Ferrara del PLR (“Questa proposta manca di proporzionalità, si passa da tre a dieci anni. Vorrebbe dire abbassare la saracinesca della solidarietà. Abbiamo votato di far spegnere gli smartphone contro il bullismo, ma quanto siamo bulli coi poveri?”), la maggioranza ha dato via libera alla mozione.

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