Mondo, 14 novembre 2019

Il 'burattinaio' e quelle intercettazioni telefoniche. Così è stata arrestata Lara Comi

L’arresto di Lara Comi (assieme a lei Paolo Orrigoni, titolare della catena di supermercati Tigros e Giuseppe Zingale, ex direttore dell'Agenzia per il lavoro Afol.) è sicuramente la notizia del giorno in Italia. Qualcuno titola “arrestata l'ex pupilla di Berlusconi”.

Lara Comi è finita nell’inchiesta partendo dalle intercettazioni telefoniche di Nino Caianiello, presunto burattinaio del sistema di mazzette, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati. “Il mio scopo era quello di trovare ulteriori fondi per finanziare la campagna elettorale di Tatarella (ex vicecoordinatore lombardo di FI poi arrestato, ndr), mio principale candidato alle elezioni europee, unitamente alla Comi”, ha spiegato lo stesso.

Che però non era tenero verso l’ex eurodeputata, che chiamava “la cretina”. Con

lei e con l’ex responsabile di FI a Varese, Carmine Gorrasi, si discuteva o della "necessità" di costituire società per far transitare soldi "al fine sia di realizzare finanziamenti elettorali che di far rientrare parte dei soldi" al "burattinaio".

Comi viene tirata in ballo anche dal suo ex addetto stampa, quello a cui faceva figurare uno stipendio di 3'000 euro per intascarne 2'000 lei. La politica aveva già anche deciso che avrebbe negato tutto, se fosse stato il caso: "Oggi io dirò che non ho mai preso 17'000. non ho mai avuto consulenze con Afol né a società a me collegate che non esistono ... Se mi chiedono perché dicono questo posso dire che eri tu che facevi loro consulenza", disse in una telefonata ad una sua stretta collaboratrice.

*Articolo da TicinoLibero

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