Ticino, 12 novembre 2019
Libera circolazione, Chiesa: "Basta cerotti"
*Dal Mattino della Domenica. Di Marco Chiesa
67'900. Questo il numero record di frontalieri che ogni giorno varcano il confine. È come se ogni giorno dall'Italia si spostasse l'intera popolazione della Città di Lugano per venire a lavorare in Ticino. Sono numeri insostenibili e proporzioni fuori da ogni logica! Dall'entrata in vigore della libera circolazione delle persone, il nostro Cantone si è trasformato nell'Eldorado dei lavoratori esteri e in un landa desolata per i residenti. Questo non è più il Cantone delle opportunità per chi ci abita ed è una constatazione che fa male al cuore. Bisogna ripartire dalle basi: nessun accordo internazionale può essere giudicato positivamente se distrugge la nostra economia e fa soffrire la nostra gente. Un ragionamento lineare, di semplice buonsenso, ma che purtroppo continua ad essere negato contro ogni evidenza dai partiti di centro e della sinistra.
Purtroppo sui fatti continuano a prevalere logiche politiche ed economiche. E questo è drammatico! Che la libera circolazione delle persone sarebbe stata la nostra croce, i ticinesi l'hanno capito subito, prima della maggioranza dei politici e degli economisti. Abbiamo infatti sempre votato di NO. Mentre gli altri cercavano di convincerci a dire di SÌ. D’altronde un accordo che prevede delle misure d’accompagnamento è per sua natura destinato a creare danni socioeconomici. Altrimenti perché adottare delle precauzioni? Infatti, leggendo i numeri nudi e crudi, oggi nessuno può negare il fatto che le misure d’accompagnamento si siano rivelate del tutto inefficaci. Cerotti su un’emorragia.
E questo malgrado siano state irrigidite anche con
il mio voto favorevole. La legge sui distaccati, che riguarda l’1% del nostro mercato del lavoro, l’obbligo di annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento e i contratti normali già in vigore, non ci salveranno da una deriva sempre più drammatica. Fanno solo solletico al modello economico della globalizzazione. Per questo è necessario tornare a decidere autonomamente chi può e chi non può lavorare nel nostro Paese, in funzione delle esigenze del nostro mercato del lavoro. Non sto parlando di un nuovo modello ma di ciò che accadeva in Svizzera fino al 2008. Un modello che ha permesso al nostro Paese di crescere e prosperare. Basti pensare che a quei tempi i lavoratori frontalieri erano ancora 35’000, in gran parte impiegati nel settore secondario.
Oggi sono 68’000 e la stragrande maggioranza lavora nel settore terziario, mentre noi e i nostri figli facciamo fatica a trovare un impiego, nonostante massicci investimenti nell'ambito della formazione. Così non va, proprio non va! I sottoccupati hanno raggiunto vette inimmaginabili, l’assistenza è esplosa, i nuovi posti di lavoro vanno quasi esclusivamente ai frontalieri, il dumping e l’effetto sostituzione non li nega più nessuno. Ciò nonostante si continuano a riproporre le stesse politiche. 'La follia è continuare a fare le stesse cose, aspettandosi risultati diversi', diceva Albert Einstein. Quelli che i partiti di centro e di sinistra chiamano 'gli effetti collaterali negativi della Libera circolazione' sono licenziamenti, famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, gravi sofferenze psicologiche. Sono persone, non statistiche!
*Edizione del 10 novembre 2019