Secondo quanto riportato dal quotidiano italiano Libero (edizione del 31 ottobre 2019) il 14 settembre 2018 la segreteria di stato della migrazione ha negato la cittadinanza svizzera all’imam di Viganello in quanto “dalle verifiche effettuate, egli sarebbe coinvolto in attività di terrorismo islamico” chiedondogli di chiarire “l’origine dei finanziamentI” del loro luogo di culto.
L’imam di Viganello, al posto di fornire la documentazione richiesta e provare la trasparenza delle donazioni ricevute, ha deciso di inoltrare una denuncia nei confronti di ignoti funzionari dell’amministrazione federale per diffamazione, calunnia, ingiuria e abuso di autorità.
Il 13 giugno 2019 viene decretato il non luogo a procedere dal Ministero Pubblico della Confederazione (MpC) e l’imam si rivolge quindi alla Corte dei reclami di Bellinzona che, il 4 ottobre 2019, respinge il ricorso e pone anche a suo carico una somma di 2000 franchi (duemila) come tassa di giustizia.
La notizia, riportata proprio ieri dal quotidiano Libero, è senza ombra di dubbio degna di interesse pubblico e fonte di preoccupazioni.
Preoccupazioni che riteniamo ancor più giustificate di fronte ai fatti di cronaca del passato recente che ha visto coinvolti più giovani residenti a Lugano che, a un certo punto del loro percorso di fede, si sono convertiti alle correnti fondamentaliste