La triste e mai chiarita vicenda di Luca Mongelli sta per giungere alla sua conclusione, perlomeno dal punto di vista legale. Luca, il bambino di 7 anni trovato in fin di vita nella neve di Veysonnaz, in Vallese, il 7 febbraio 2002, cadrà in prescrizione il prossimo 22 novembre dopo aver fatto scorrere fiumi di inchiostro.
Quel giorno Luca avrà 25 anni, l'età in cui la legge svizzera prevede la prescrizione di alcuni reati commessi contro minori. Cieco e quadriplegico dopo la tragedia, Luca ora vive in Italia con sua madre dove continua i suoi studi. La vicenda lascia l'amaro in bocca per la famiglia, i suoi parenti e l'opinione pubblica svizzera.
Il cane della famiglia Mongelli Rocky, un pastore tedesco di sette mesi con cui Luca e suo fratello Marco erano andati a fare una passeggiata, è considerato il principale protagonista della vicenda. Non avrebbe attaccato Luca, ma avrebbe avuto con lui almeno una "interazione eccessiva e incontrollata", secondo il professor Patrice Mangin, allora direttore del Centro di medicina legale dell'Università di Losanna.
Ma la tesi del cane non ha mai convinto, in particolare la famiglia e alcuni specialisti dei canidi e nemmeno la giustizia non ha mai escluso l'intervento di terzi nell'aggressione del bambino.
Nel gennaio 2012, durante una conferenza stampa, Nicola Dubuis, allora vice procuratore generale, ha affermato che gli alibi di adolescenti sospettati di essere stati presenti al momento dei fatti sono stati verificati. Secondo lui, nulla indica la loro presenza sul posto. Per Fred Reichenbach, investigatore privato ed ex ispettore di polizia a Ginevra, queste verifiche non sono state condotte seriamente. A diciassette anni di distanza, crede ancora fermamente all'aggressione degli adolescenti.
A margine della conferenza stampa del 2012, Luca testimonia di fronte a un gruppo di giornalisti in un