Il tema principale delle prossime elezioni federali sono i rapporti con l’UE. Non il catastrofismo climatico. A parte che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, pensare che qualsiasi misura presa in Svizzera, per draconiana che sia, possa servire a governare il clima mondiale, è un’illusione. Gli svizzeri sono attenti all’ambiente: è giusto che sia così e che continuino ad esserlo. I diritti popolari ed il federalismo hanno senz’altro dato un contributo importate a scelte a tutela del territorio, dell’acqua e dell’aria; anche a livello locale. Gli euroturbo che cavalcano l’isterismo climatico vogliono invece rottamare questi strumenti democratici, che hanno giovato anche all’ambiente, inginocchiandosi davanti all’UE tramite sottoscrizione dell’accordo quadro istituzionale.
Quello dei rapporti con l’UE è dunque il tema fondamentale delle prossime elezioni. Con i suoi annessi e connessi: vedi la preferenza indigena (quella vera, non quella light, che è un bidone) o la disdetta della libera circolazione delle persone, su cui i cittadini saranno chiamati a votare. Ma ci sono, ovviamente, anche altri argomenti importanti. Come gli investimenti per la creazione di posti di lavoro, la riduzione della burocrazia, la difesa di quello che resta della piazza finanziaria, la gestione degli appalti pubblici, di cui devono beneficiare maggiormente le ditte svizzere.
Ci sono poi le questioni migratorie. Non solo l’immigrazione va limitata ed i confini vanno di nuovo presidiati, rispettivamente chiusi di notte, ma le espulsioni dei delinquenti stranieri decise dal popolo devono essere attuate sul serio e non per finta: oggi invece si assiste al festival delle eccezioni.
I valori svizzeri vanno difesi, così come le nostre radici. Bisogna combattere l’avanzata islamista, in quanto incompatibile con il nostro Stato di diritto. La politica farà bene a rendersene conto ed a comportarsi di conseguenza, prima