Sport, 01 settembre 2019
La folle storia di Kaepernick: si inginocchiò protestando contro Trump. Senza squadra dal 2017!
Il 31enne fu il primo a restare seduto durante l’inno nazionale per opporsi alla violenza sui neri: da lì in poi nessuna squadra gli ha più proposto un contratto
SAN FRANCISCO (USA) – 26 agosto 2016: una data che Colin Kaepernick non dimenticherà mai. Levi’s Stadium di San Francisco. Risuona l’inno nazionale americano: tutti sono in piedi, mano sul cuore e occhi a guardare la bandiera. Tranne una persona: Colin Kaepernick, seduto, immobile.
Sono trascorsi 3 anni da quella protesta e l’allora quarterback della squadra di football americano è rimasto senza squadra dalla primavera del 2017. Con la sua silenziosa protesta ha innescato un rumorosissimo frastuono, una discussione che persiste ancora ora. Quel suo gesto ha messo fine alla sua carriera.
Lo stesso Kaepernick parla mal volentieri di quei sei mesi successivi al suo gesto. Fu il primo a restare in piedi, in seguito si inginocchiò in segno di protesta per le violenze perpetrate dalla polizia contro i neri. In quegli anni negli USA quasi ogni settimana c’era un caso di eccesso di violenza o di omicidio da parte della polizia contro le persone di colore.
Kaepernick, stella della NFL e personaggio di spicco, volle inviare un messaggio contro il razzismo a livello nazionale. Il suo gesto però ha portato alla fine della sua carriera.
Eravamo in piena campagna elettorale e Donald Trump utilizzò il suo gesto per far partire un dibattito sui valori americani: Kaepernick

insultava la bandiera inchinandosi durante l’inno nazionale, era un traditore.
Il quarterback affrontò e disputò la peggior stagione della sua carriera da lì in poi. Decise di cambiare squadra, lasciando i suoi San Francisco 49ers, ma questo non accadde: nessuno da lì in poi gli ha offerto un contratto – nonostante tante parole di sostegno – e questo nonostante ci siano squadre con la chiara necessità di avere in rosa un quarterback della sua portata.
Il 31enne ha anche intentato una causa contro la NFL. La motivazione: la Lega e i proprietari del club secondo lui avevano parlato tra di loro: Kaepernick sospettava una cospirazione. Evidentemente anche a giusta ragione, visto che la NFL non si è presentata in tribunale ed è stato raggiunto un accordo stragiudiziale.
Ora Kaepernick prende questa sua assenza dal campo col sorriso, anche se su Twitter prova a ricordare a tutti della sua esistenza, postando un video che lo mostra in palestra. “Le 5 del mattino, 5 volte a settimana da 3 anni. Sono ancora pronto”, la didascalia.
Trump nei giorni scorso ha auspicato un ritorno di Kaepernick in campo, a condizione che il tutto fosse legato alle sue prestazioni. Che sia la volta buona che la NFL ascolti e qualche squadra si faccia avanti?