Sport, 01 aprile 2019

"Attorno al Lugano è mancata la giusta serenità"

Roberto Mazzetti, ex giocatore e tecnico, toma sulla stagione dell’HCL

LUGANO - Roberto Mazzetti, che idea si è fatto del mancato rinnovo di Ireland prima e di Habisreutinger poi?
Penso che in entrambi i casi fosse questione solo di tempo, attorno alla società e alla squadra mancava la giusta tranquillità e serenità per svolgere un buon lavoro sportivo, quasi ogni intervento da parte degli interessati avveniva con insinuazioni tutt’altro che costruttive e propositive e con appunti polemici.

Come analizza il lavoro di Ireland?
Ireland quando arrivò nel gennaio del 2017 in sostituzione di Doug Shedden portò disciplina ed organizzazione difensiva nel gruppo, ottenendo una maggior stabilita nella squadra con risultati corrispondenti. Considerando puramente i risultati sportivi, cioè una finale nel 17/18, una semifinale l’anno precedente si potrebbe essere appagati, ma considerando gli obiettivi della società ed il modo con il quale sono stati perseguiti, la situazione ha lasciato l’amaro in bocca a diversi appassionati. Conferma avuta poi con la stentata stagione di quest ’anno.

E cioè?
Per conto mio, nel suo lavoro Greg è rimasto fedele alla sua filosofia dimostrando poca flessibilità ed incontrando perciò non poche difficoltà con i giocatori più ecclettici, quelli cioè che possono fare la differenza, non da ultimo Brunner, lo scorso anno, Klasen e Fazzini quest’anno, senza parlare del fantasma Cunti; ma non solo, non è riuscito a proporre un’organizzazione offensiva al gioco dei suoi pupilli, i numeri del powerplay lo stanno ad indicare anche se in contrapposizione abbiamo il dato del miglior attacco della regular season. 

Si dice che il rapporto con i giocatori non fosse più buono. 
Il rapporto con la squadra non penso sia stato idilliaco, se prendo in considerazione la sfuriata avuta all’inizio stagione in Champions, fatto che lo ha reso poco sereno, specialmente nella gestione delle partite... Troppe discussioni con gli arbitri, quest’anno non era l’Ireland della scorsa stagione. Forse desiderava il rinnovo ma ....nello spogliatoio non sarei in grado di suddividere i prò e i contro... Lascio fare a voi.

E veniamo ad Habisreutinger...
Roland ha avuto una fortuna eccezionale: quella di vivere un’esperienza in un club di rinomanza direi mondiale in un luogo fantastico, dunque chapeau a lui ad essere riuscito a strappare un contratto a lungo termine. Il lavoro svolto in questi dieci anni è altalenante raggiungendo il picco con le due finali e la semifinale ma deludendo le altre stagioni. Il successo per conto mio è dovuto più all’esplosione di Merzlikins che ad una studiata strategia, sia per i giocatori che per gli allenatori, sia per l’attrattività del gioco della squadra sul ghiaccio. Non so con quale idea strutturasse le sue squadre, ma non mi sembra che vi fosse una sintonia con l’allenatore sia per i giocatori svizzeri che per gli stranieri, troppi non all’altezza della situazione e non in concordanza con le idee del tecquesto nico. E poi: lo scouting a livello svizzero ha lasciato al quanto a desiderare, quali talenti ha scoperto? Guarda il caso dell’Ambrì con Muller e Zwerger. Per quanto concerne il rapporto con “il mondo esterno al club”, penso che sia stato un interfacciarsi con le persone in modo asettico, distaccato e direi poco simpatico con quella sua ironia poco in sintonia con le abitudini locali. Il suo mancato rinnovo? Mi sembra che sia più che motivato. 

Vicky Mantegazza è stata sinora un buon presidente? 
Vicky ha la pelle e il cuore bianconero queste sono delle qualità, ma anche dei difetti
poiché talvolta “il cuore hale sue ragioni che la ragione non conosce” e può far male. Chiaramente dopo i vari tentativi con Paolo Rossi e Silvio Laurenti la famiglia desiderava che la carica fosse ricoperta da un suo membro. Penso che sia all’altezza della situazione, poiché rappresenta la storia e la tradizione che sono componenti importanti sia nella società che nell’ambito sportivo, però sa benissimo che deve attorniarsi di persone all’altezza e non avvoltoi, e che per raggiungere il successo nello sport bisogna anche essere onesti ed ammettere ciò che non funziona e, talvolta, cambiare la rotta. Il nuovo organigramma allo studio mi sembra che vada in questa direzione, ma attenzione alla scelta delle persone. 

Si dice, sottovoce ma non troppo, che nel Lugano comandi ancora Fabio Gaggini.
Fabio, gran conoscitore del nostro sport, ha ricevuto una missione da quel gran signore che è Geo Mantegazza, al quale tutto il popolo bianconero deve serbare gran riconoscimento, e cerca nel limite del suo possibile d’esaudirla. L’hockey s’evolve in maniera impressionante e non si può arrivare ovunque e in questo senso vedo l’entrata nel CdA dell’avvocato Sascha Schlub che dovrebbe essergli da supporto. Vedendo i risultati ottenuti negli ultimi anni mi chiedo quale sia stata l’influenza di Fabio... 

Il Lugano non vince un titolo dal 2006. Due finali ed una semifinale ci sembrano poca cosa in 12 anni. È d'accordo?
Più che d’accordo: per la storia, le ambizioni e gli investimenti effettuati i risultati ottenuti non corrispondono, e chiaramente ci si chiede perché? La costanza nei risultati sportivi ad alto livello non è una consuetudine nello sport del nostro tempo ma può essere superata avendo dei progetti seri supportati da investimenti talvolta considerevoli, che forse non sono più possibili. 

L'unico progetto dell'era Habisreutinger è stato quello portato avanti con Patrick Fischer. Ma è fallito... 
Non direi che sia fallito, visto che ora c ’è una base considerevole di giocatori cresciuti nelle giovanili dell HCL che forma l’ossatura della squadra; alcuni hanno vissuto la buona esperienza della finale, persa, per il titolo svizzero Juniori Elite del 2014, dunque non è roba da poco.... Chiaramente oltre “al sangue e al sudore” bisognava aggiungere anche della razionalità e della sagacia tattica da parte degli allenatori, fatto questo che purtroppo non è avvenuto. Dunque, ci sono i presupposti, anche se il perno principale Elvis se ne andrà. 

Si dice sempre Lugano ambizioso... Forse sarebbe ora che la dirigenza dica chiaramente ai suoi tifosi che non è un obbligo quello di vincere qualcosa. O no? 
Ma penso che i tifosi, vista la frequenza alle partite, siano anche disposti a non vincere subito... Però come dice un mio collega vedere del bel gioco, non dico hockey champagne, però almeno un certo qual spettacolo, intraprendenza e sagacia tattica, questo sì. 

Che ne pensa della nomina di Marco Werder a CEO?
Non posso esprimere un giudizio. Ho conosciuto Marco quando era giocatore ma ora non so se abbia il profilo giusto per questo ruolo, che richiede conoscenza e competenza sportiva nonché manageriale, oltre ad un buon feeling con il direttore sportivo. Dal rapporto con quest'ultimo dipenderà il funzionamento della società e ovviamente della squadra. Ha il Dna bianconero e questo ha certamente influito nella scelta di Vicky Mantegazza.

M.A.

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