Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle Istituzioni dal 2011 Norman Gobbi affronta in questa tornata elettorale la sua terza elezione all'esecutivo cantonale. Quale bilancio dare al lavoro svolto durante la (quasi) passata legislatura? Cosa ne pensa dei diversi scandali che hanno interessato il Consiglio di Stato negli ultimi quattro anni? Come risolvere i problemi legati al medico del traffico? Abbiamo chiesto queste (e altre) domande al candidato leghista.
Che bilancio si dà della sua seconda legislatura come direttore del dipartimento delle istituzioni?
Il mio è un bilancio sostanzialmente positivo e molto è stato fatto: alludo in particolar modo alla digitalizzazione, allo snellimento delle pratiche burocratiche, all’affinamento del Piano cantonale delle aggregazioni, alla valorizzazione delle periferie, all’accresciuta sicurezza e alla sempre più performante collaborazione tra chi è deputato a garantirla al cittadino giorno dopo giorno. Molto resta però ancora da fare, specie nel campo della giustizia, un articolato e importante cantiere ancora in divenire. Ecco perché mi piacerebbe poter continuare a svolgere questo compito, impegnativo, ma altrettanto gratificante.
Qual è il risultato più importante conseguito?
Credo che quanto fatto in ambito della sicurezza sia in assoluto significativo: i dati confermano che oggi viviamo in un contesto più sicuro di quanto lo fosse 8 anni fa, epoca in cui assunsi l’incarico di Consigliere di Stato. Abbiamo compiuto un lavoro enorme, di concerto con la forze di Polizia e giudiziarie. Un lavoro meticoloso e approfondito che ha portato i suoi frutti. Ora occorre insistere per far fronte anche a minacce che hanno caratteristiche diverse da quelle di qualche tempo fa.
Cosa invece l'ha delusa e avrebbe voluto fosse andato meglio?
C’è stato il problema dei permessi, ma lo abbiamo risolto contrattaccando con misure d’urgenza, ovvero migliorando ulteriormente i controlli interni e perfezionando le procedure. Se mi ero arrabbiato? Molto, moltissimo. Mi sono sentito tradito. Una mela marcia non deve e non può però rovinare l’immagine di un gruppo di persone che lavora bene e con dedizione alla causa.
Un tema d'attualità che riguarda da vicino il suo dipartimento è quello del medico del traffico. Lei come soluzione ha proposto di statalizzare il servizio. Concretamente che cosa cambierebbe?
Il modus operandi in vigore finora – anche se era l’unico possibile in termini di razionalizzazione dei costi - non era certo il migliore possibile e per questo abbiamo deciso di intervenire. La situazione è divenuta via via troppo fragile sia da un punto di vista funzionale sia in termini di autorevolezza.