Sport, 17 marzo 2019

Lacrime e commozione: Elvis saluta Lugano e guarda alla NHL. “Spero di tornare, ho una promessa da mantenere…”

Quella contro lo Zugo è stata l’ultima partita in maglia bianconera di Merzlikins: davanti a sé c’è Columbus che lo attende

LUGANO – La stagione del Lugano si è così chiusa mestamente ieri sera, in un sabato sera caldo invernale, che di invernale aveva poco, ma che ha congelato i cuori dei tifosi bianconeri quando Flynn nel secondo overtime ha regalato lo Zugo la vittoria, il 4-0 nella serie e il superamento del turno. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione è presto diventata quella della sofferenza, quella dei continui sali e scendi, quella dell’eliminazione ai quarti di finale, che ha messo fine all’esperienza bianconera di diversi giocatori, tra i quali Elvis Merzlikins.

“Non è finita come volevamo, è chiaro, ma su tutto l’arco della stagione non abbiamo fatto al meglio il nostro lavoro – ha esordito il portiere – Siamo umani, non siamo dei robot: siamo arrivati in finale lo scorso anno, questo non voleva dire che quest’anno avremmo dovuto per forza vincere. Abbiamo sbagliato, abbiamo commesso degli errori. In questa stagione le cose non sono andate come volevamo. Sono contento di quanto fanno nei tre anni precedenti, ringrazio la società, i tifosi soprattutto che ci hanno spinto e aiutato: sono cose belle che porterò con me”.

È stata la tua ultima partita a Lugano. Hai salutato la curva e la pista dopo la sconfitta… cosa hai pensato?
Volevo ringraziarli per quello che ci hanno dato. Era strano sapere che era l’ultima volta che potevo farlo e ho anche pianto.

Quando quel disco di Flynn è entrato, cosa ti è passato per la testa?
Sinceramente non ci credevo: questa volta meritavamo noi. Loro sono stati bravi a sfruttare le occasioni, sono un’ottima squadra e auguro loro di poter arrivare in fondo. Nel momento del gol pensi tantissime cose, il primo pensiero è stato quello di
poterla rigiocare. Non tanto per me, ma Julien e per Sebastien Reuille. Seba è una persona incredibile, si sacrifica come un leone: mi ricordo quella volta che aveva rotto il dito e come se niente fosse si è rimesso il guanto. Pazzesco! Non siamo riusciti a regalare il titolo a Hirschi, non ci siamo riusciti neanche con lui! E questo mi dispiace!

Davanti a te c’è la NHL: cosa sogni?
Non ci sono tanti sogni. So che la mia partenza interessa a tutti, so che in tanti seguono i rumors. Non so se resterò a lungo a Lugano, domani sentirò il mio agente e capirò il da farsi. Probabilmente andrò in America, ma davvero non so… volevo riposare per poi andare in Nazionale, ma per la NHL non so. Chiaro che andare lì sarebbe un gran passo avanti per poter entrare in quel mondo che tutti noi vediamo solo da lontano. È un’esperienza che non vedo l’ora di vivere, ma state sicuri che non dimenticherò mai casa mia, ovvero Lugano.

Un tuo ricordo di quest’avventura bianconera?
Quello più doloroso è relativo a gara-7 dello scorso anno. Avevamo fatto una rimonta pazzesca, durante la quale abbiamo dimostrato il nostro cuore, che famiglia siamo. Quel gol di Geering deviato da un mio compagno mi ha fatto male, mi ha tagliato le gambe, non ci credevo: dovevamo trionfare noi. Un ricordo bello invece riguarda le due Spengler.

Ora parti, ma… a Lugano ti aspettano per mantenere quella promessa fatta di portare qui un titolo…
Chiaramente sì. Ho la fortuna di essere svizzero dal punto di vista hockeystico e se dovrò tornare dall’America darò la priorità al Lugano. Spero di poter tornare qui dove sono cresciuto per ridare un qualcosa indietro a questa società.

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