Ticino, 18 febbraio 2019

Ristorni: quello del PLR e di Cassis era solo un bluff

Da Berna arriva il njet su tutta la linea alla disdetta della Convenzione del 1974

Essendo certificato per l’ennesima volta che il Consiglio federale vuole continuare a farsi prendere per i fondelli dai vicini a sud, non ci sono più scuse per non bloccare i ristorni!

Sempre la solita zuppa! Secondo i camerieri dell’UE in Consiglio federale, sul nuovo (ormai sempre meno nuovo) accordo sulla fiscalità dei frontalieri gli svizzerotti devono farsi prendere per i fondelli in eterno dai vicini a sud. E nel contempo i ristorni vanno versati ad oltranza e senza fare un cip. Si ricorda che l’ammontare dei ristorni è lievitato ad oltre 83 milioni all’anno causa il persistere dell’invasione di frontalieri provocata dalla devastante libera circolazione voluta dal triciclo PLR-PPD-P$$. Quindi non stiamo parlando di noccioline.

Disdire la vetusta Convenzione del 1974? Ma nemmeno per sogno! “Bisogna privilegiare la via del dialogo” blatera infatti il governicchio federale, quando sono anni – anni! – che tramite questa via non si cava un ragno dal buco. Ed infatti l’accordo fiscale continua a giacere imboscato in un cassetto di Roma. La vicina Repubblica mena il can per l’aia ad oltranza. Intanto un paio di deputati pentastellati alla Camera vanno in giro a bullarsi a mezzo stampa di aver definitivamente affossato il nuovo accordo fiscale.

Avanti con le prese in giro!

Anche il Gigi di Viganello ha capito che senza un’iniziativa unilaterale forte da parte svizzera, ovvero senza il blocco dei ristorni, meglio se accompagnato dalla disdetta della Convenzione del 1974, non succederà proprio nulla. L’Italia non firmerà mai il nuovo accordo. Ed i ticinesotti continueranno a inviare agli amici a sud somme stratosferiche sulla base di una Convenzione vecchia di 44 anni e clamorosamente superata dagli eventi.

Le tre domandine

L’interpellanza di chi scrive, a cui il Consiglio federale ha fornito nei giorni scorsi l’ennesima nonrisposta, conteneva tre domandine facili-facili:

1. Il Consiglio federale, vista la fase di stallo permanente, è disposto a finalmente denunciare la Convenzione del 1974 sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, così come annunciato dall’ex consigliera federale Widmer Schlumpf quattro anni orsono?

2. Nel caso in cui la maggioranza del governo ticinese decidesse di bloccare il versamento dei ristorni, il Consiglio federale sarebbe pronto ad appoggiare tale scelta, o per lo meno, a non esercitare pressioni per ottenere il versamento?

3.Poiché il prezzo dell’accordo del 1974 è stato scaricato interamente sul Ticino: il Consiglio federale è finalmente disposto a distanziarsi dalla linea fin qui tenuta ed a riconoscere un risarcimento al Ticino?


Njet su tutta la linea

La risposta è njet su tutta la linea perché,
come detto, bisogna “privilegiare la via del dialogo”. Una posizione che certo non sorprende da parte di un governicchio federale che ha fatto della calata di braghe compulsiva il proprio marchio di fabbrica quando si tratta di politica internazionale. Non sorprende, ma rimane scandalosa. L’ennesimo schiaffo al Ticino. Per la serie: “ce ne freghiamo dei vostri problemi, siete irrilevanti, a noi l’unica cosa che importa è non avere gabole con il Belpaese. E non siamo nemmeno d’accordo di indennizzarvi economicamente”.

Come ha scritto la Lega dei Ticinesi nel suo comunicato stampa sul tema: “ Con i suoi reiterati inviti a proseguire sempre e comunque sulla via, ampiamente dimostratasi fallimentare, del dialogo inconcludente, il CF condanna la Svizzera a venire presa in giro in eterno dalla vicina Repubblica, ed il Ticino a continuare a farsi carico, da solo, dei costi esorbitanti – stiamo parlando infatti di oltre 83 milioni di Fr all’anno – della Convenzione del 1974, vetusta e superata dagli eventi”.

Due evidenze

Due cose a questo punto sono evidenti.
1) Visto che Berna non farà assolutamente nulla per spingere il Belpaese a fare la propria parte in materia di fiscalità dei frontalieri, ed adesso ne abbiamo l’ennesima conferma scritta, il Ticino deve prendere in mano la situazione. Altrimenti detto: non ci sono più scuse per il governicchio per non bloccare i ristorni, come da anni chiedono i leghisti Gobbi e Zali. La decisione sul blocco può essere presa già alla prossima seduta!

2) Il fatto che il ministro degli esteri sia il PLR KrankenCassis, parzialmente ticinese (per l’altra parte è italiano) non ha cambiato di una virgola la posizione del Consiglio federale su questo, come sugli altri dossier importanti per il Ticino. Di più. La sezione ticinese del PLR, per farsi campagna elettorale, ha fatto una giravolta sul tema dei ristorni. Fotocopiando le posizioni della Lega avversate fino a cinque minuti prima (politica Xerox: prima si denigra, poi si fotocopia) ha chiesto al governicchio cantonale tramite mozione di attivarsi per ottenere la disdetta della Convenzione del 1974.

Il ministro PLR (parzialmente) ticinese Cassis, dopo aver espresso una soddisfazione del tutto incomprensibile a seguito dell’incontro inconcludente di gennaio con il suo omologo e connazionale italiano Moavero Milanesi, ha a sua volta fatto il salto della quaglia, mostrando irritazione (?) verso il continuo tira-e-molla del Belpaese. Questo per reggere la coda al giochetto propagandistico del PLR ticinese. E adesso arriva una risposta del Consiglio federale in cui la disdetta della Convenzione del 1974 viene categoricamente esclusa. Njet su tutta la linea. E’ quindi evidente che quello del PLR e di Cassis era tutto un bluff!

Lorenzo Quadri / MDD

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