Mondo, 15 febbraio 2019

"Vedere la prima testa mozzata non mi ha affato colpita", jihadista "britannica" non si pente di essersi unita all'ISIS (ma vuole comunque tornare)

Shamima Begum (nella foto), partita nel 2015 dal Regno Unito per unirsi al gruppo jihadista ISIS in Siria, ha detto che vuole tornare nel Regno Unito nonostante la sua mancanza di rimpianti. È l'ennesimo caso che illustra il dilemma di jihadisti partiti da un paese europeo per combattere la "guerra santa" e che ora vuole fare ritorno.

Il Times si è recato in Siria per incontrare la diciannovenne, detentrice del passaporto britannico e prima residente a Londra, nel campo profughi di Al-Hol, nel nord-est della Siria. La giovane è incinta di nove mesi del suo terzo figlio, dopo che i primi due bambini sono morti di malattia e malnutrizione: "Farò tutto il necessario per poter tornare e vivere in pace con mio figlio", ha detto al quotidiano britannico.

La ragazza, tuttavia, dice di non rimpiangere nulla. Fuggita in Siria nel febbraio 2015 con due adolescenti che frequentavano la stessa scuola nel quartiere di Bethnal Green a Londra, la quindicenne Amira Abase e la sedicenne Kadiza Sultana, il cui destino è incerto. Secondo diverse fonti, sarebbe rimasta uccisa in un raid aereo nel 2016 a Raqqa, la capitale autoproclamata dell'ISIS.

"Non mi pento di essere venuta qui", ha affermato, ma anzi dice di sentirsi una "codarda" per aver abbandonato l'ISIS. Sostiene di aver vissuto una vita "normale" a Raqqa, "quella che volevo", sposata con un jihadista proveniente dall'Olanda. "Quando ho visto la mia prima testa mozzata in un cestino, non mi ha affatto colpita".

Dopo la conquista di vaste aree in Siria e in Iraq nel 2014, i jihadisti sono ora bloccati in un'area di pochi chilometri quadrati nella Siria orientale, vicino al confine iracheno, secondo
l'alleanza arabo-kurda delle forze democratiche siriane (FDS), sostenuto da una coalizione internazionale, che continua la sua offensiva contro le ultime postazioni dell'ISIS.

Le perdite territoriali del gruppo terrorista islamico in Siria fanno temere una dispersione dei combattenti stranieri dell'ISIS e solleva la questione del loro ritorno nei paesi da cui sono partiti.

Nel giugno del 2018, le autorità britanniche stimarono fossero 900 le persone partite in Iraq e in Siria, di cui poco meno di 200 sarebbero stati uccisi e circa 400 sono tornati nel Regno Unito. Quaranta di loro sono stati processati.

Circa 200 jihadisti "britannici" sarebbero attualmente nella regione, ha detto il capo dell'antiterrorismo britannico Neil Basu a gennaio.

"Se sei partito per la Siria e sei sato coinvolto in attività terroristiche, devi essere pronto, in caso di ritorno, ad essere interrogato nel contesto di un'indagine ed eventualmente perseguito per reati terroristici", ha avvertito il segretario alla sicurezza nazionale Ben Wallace giovedì all'emittente BBC.

"Le persone che sono partiti come dilettanti ora sono terroristi professionisti o sostenitori del terrorismo e dobbiamo stare attenti a ridurre i rischi per la sicurezza pubblica se vogliono tornare", ha continuato Wallace.

Una legge antiterrorismo promulgata martedì nel Regno Unito prevede la reclusione per dieci anni per un cittadino britannico partito senza giusta causa in Siria. Questo nuovo testo rafforza l'arsenale legislativo britannico, che fino ad ora richiedeva alle autorità di dimostrare che coloro che tornavano dalla Siria avevano svolto attività terroristiche.

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