Mondo, 21 gennaio 2019

Studenti sostenitori di Trump accusati di deridere dei nativi americani, ma è un falso

È forse l'esempio principe della disonestà di parte dei media americani che, pur di attaccare l'odiato presidente Trump, non si fanno problemi ad accusare adoloscenti di fatti mai avvenuti ma che potrebbero mettere a repentaglio il loro futuro, se non la loro incolumità. E allo stesso tempo, dimostra l'incompetenza di parte dei media europei, anche alle nostre latitudini, i quali spesso riprendono quanto pubblicato dalle testate americane senza alcuna verifica, anche quando i fatti sono ampiamente disponibili su Internet.

Il caso è scoppiato ieri negli Stati Uniti : un gruppo di giovani cattolici e conservatori, molti dei quali indossavano l'iconico cappellino rosso della campagna elettorale di Donald Trump, avrebbero "preso in giro" un gruppo di nativi americani cantando "Build the wall", "costruite il muro" dopo averli circondati. Solo che nulla di ciò è successo, come lo dimostrano gli innumerevoli video pubblicati che riprendono l'incidente.

Ma andiamo con ordine. Venerdì scorso si teneva a Washington la "March for life", una manifestazione dei "pro-life", gli americani contrari all'aborto, di cui la maggior parte sono conservatori e sostenitori di Donald Trump. A margine della manifestazione un gruppo di studenti della scuola cattolica "Covington Catholic High School" si riunisce, probabilmente in attesa del bus che li riporterà indietro. I ragazzi ballano, cantano e gridano festosamente. Poco lontano da loro un gruppo di nativi americani, di cui uno che suona un tamburo, riuniti per quella che sembra essere una piccola dimostrazione politica. I due gruppi all'inizio si ignorano, ma a un certo punto uno facente parte dei nativi (qualcun altro li chiama "attivisti neri") provoca i ragazzi con diversi epiteti, loro per tutta risposta intonano dei cori che non hanno nulla di offensivo.

Ad un certo punto l'uomo con il tamburo, senza essere stato minimanete provocato, si addentra in mezzo agli studenti fino a fermarsi davanti a uno di loro e suonando il tamburo a pochi centrimetri dal suo viso. I nativi lo seguono. La scena è bizzarra, e alcuni degli stessi ragazzi appaiono confusi dall'agire intimiditario dell'uomo. Ma il gruppo continua a cantare e ballare. Da nessuna parte si può sentire
un "Build the wall" o qualsiasi altro tipo di insulto all'indirizzo del gruppo di nativi. Fra i molteplici video pubblicati che riprendono l'accaduto quello più completo è probabilmente questo pubblicato su YouTube (il momento in cui l'uomo con il tamburo si avvicina comincia al 1:12).

A smontare la versione pubblicata da gran parte dei media ci hanno pensato diversi reporter indipendenti, uno fra tutti Tim Pool, il quale ben riassume l'esatta cronologia degli eventi. "Abbiamo due ore di video dell'incidente dei ragazzi sostenitori di Trump – scrive Pool sulla sua pagina Twitter – da nessuna parte sentiamo « costruite il muro» . Sono i nativi che si sono avvicinati ai ragazzi." E poi continua sottolineando quello che i media hanno pubblicato di sbagliato.





Ma non solo sono stati i ragazzi a provocare o insultare i nativi, sono stati quest'ultimi a usare epiteti offensivi verso i ragazzi. In questo video, al minuto 1:39, si può distintamente sentire uno di loro dire ai ragazzi "go back to Europe, this is not your land" (tornate in Europa, questa non è la vostra terra). Quindi non solo i ragazzi non hanno fatto ciò di cui sono accusati, ma sono stati loro ad essere insultati e provocati.

Come detto, la versione falsa pubblicata da molte testate americane (una su tutte CNN) è stata ripresa senza verifica anche da molteplici media europei. E in Ticino ci è cascato Ticinonline, il portale più letto del cantone, che ha pubblicato una notizia dell'Agenzia telegrafica svizzera (ATS). E probabilmente altre seguiranno. Purtroppo è uso in diverse redazioni svizzere pubblicare quanto scritto dall'ATS senza fare alcuna verifica, nonostante quest'ultima utilizzi come fonti anche CNN e The Guardian, testate ampiamente screditate in patria e che in passato hanno più volte pubblicato notizie parzialmente o totalmente false.  

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