Mondo, 28 novembre 2018
Lo squat "più grande d'Europa" si trova nell'ex villaggio olimpico di Torino, "qui la polizia non entra"
foto fdesouche.com
Alla periferia di Torino, dove una volta c'era il villaggio olimpico, c'è uno squat gigantesco, che qualcuno ha definito "il più grande d'Europa". Lo si scopre grazie ad un reportage del quotidiano italiano "Il Giornale", che con una camera nascosta mostra lo stato fatiscente del quartiere torinese.
Gli occupanti, praticamente tutti migranti clandestini, hanno occupato negli scorsi anni tre edifici che furono costruiti per ospitare gli atleti ai Giochi Olimpici Invernali del 2006. Un mondo a sé stante che si estende su sei piani e scivola nelle profondità del seminterrato . In tutto, circa mille migranti vivono qui in condizioni igieniche e sanitarie pessime.
Un censimento preciso è impossibile, anche per le autorità. Sappiamo solo che il 95% sono uomini di età compresa tra 25 e 35 anni, molti dei quali sono clandestini, provenienti da Gambia, Mali e soprattutto dalla Nigeria.
I centri sociali hanno sostenuto questa occupazione illegale per anni e, a Torino, formano un asse in collaborazione con i migranti, quella che chiamano "resistenza" contro sgomberi ed espulsioni .
Il leader locale del Partito Democratico, Davide Ricca, commentà così la situazione: "I problemi più urgenti sono nel seminterrato dove si
nasconde un covo di ricettazione e illegalità. I migranti sono stati espulsi ma presto hanno rioccupato i locali".
(...) "Non ho documenti, come tanti altri qui. Sono qui da quattro mesi, vivo negli scantinati ", spiega Bakar. Eppure il mondo sotterraneo del Villaggio Olimpico è stato espulso un anno fa. Le porte in acciaio installate come protezione sono state tuttavia distrutte e il vecchio mondo si è trasferito lì. Una massa infinita di oggetti, pneumatici e spazzatura gettati per terra.
Per gli italiani che ancora abitano nelle vicinanze, la situazione non è delle migliori. "ho subito una flessione del 30% dei clienti: legga le recensioni sui siti, scrivono che qui è come il Bronx" commenta il proprietario di un hotel. Le autorità locali intanto latitano, complice anche una decisione del tribunale che ha vietato al proprietario di liberare gli spazi di sua proprietà.
Entro un anno il comune punta a liberare un'altra palazzina, la seconda di quattro, non prima di aver trovato una sistemazione per tutti. Tante le difficoltà. A dicembre scorso il project manager che gestisce il progetto era stato preso a pugni. Gli uffici dei mediatori scassinati e danneggiati. Chiusi e riaperti dopo mesi ma, per ragioni di sicurezza, fuori dal villaggio.