Ticino, 01 novembre 2018

Per Righini in giro è pieno di Hitler, Quadri: "Con queste uscite, tanti auguri ad aprile"

“Il vento nero responsabile dell’eccidio di donne, uomini, vecchi, bambini, mamme, padri, figli, nonni, famiglie, anime innocenti, nei forni, nelle camere a gas dei campi di concentramento, è tornato” sono alcune delle parole che Igor Righini, presidente del partito socialista ticinese, usa per descrivere la situazione attuale, in Europa come in canton Ticino. Un ritorno agli '30 e '40, quindi, che Righini spiega con alcuni di eventi di cronaca recente, il nuovo presidente della Rai Marcello Foa che avrebbe dichiarato che gli italiani che sostengono il nuovo governo non sono razzisti ma vogliono ma che gli italiani vengano messi al primo piano, il che sarebbe una "dichiarazione sconcertante". Un altro segno che saremmo vicini agli anni di Hilter e Mussolini è che la nipote di Benito Mussolini minaccia denuncie contro chi insulta suo nonno, oppure che a Predappio, città natale del dittatore italiano, ci sarebbero sfilate in onore del, presumiamo, leader maximo del fascismo.

Ma, come detto, nemmeno il canton Ticino sfugge a questo "vento" degli anni '30. La promozione di un agente di polizia condannato per aver condiviso post inneggianti a Hitler e Mussolini ne sarebbero un chiaro segnale, come anche la volontà del Consigliere nazionale Lorenzo Quadri di abolire la Commissione federale contro il razzismo. Oppure ancora l'articolo di Roberta Pantani in cui la municipale di Chiasso aveva accennato al fatto che il parrocco Don Feliciani avesse come chirichetti due bambini immigrati.

Infine, colpevoli sarebbero anche l’UDC rea di aver presentato un'iniziativa, quella sull'autodeterminazione in votazione il prossimo 25 novembre, in cui l'obiettivo è di dare la precedenza al diritto svizzero rispetto al diritto internazionale in caso di disaccordo fra i due. L'equivalente, per Righini, di "voler annientare la Dichiarazione universale dei diritti umani". Per Righini, insomma, un ritorno del nazismo
e del fascismo in Europa, perfino in Svizzera e nel canton Ticino, sarebbe dietro l'angolo, anzi di Hitler ce ne sarebbero già tanti in giro per le nostre strade. “Ci vorrebbe un altro Hitler, un nuovo Mussolini, che faccia pulizia” avrebbe detto qualcuno a Righini in un bar. "Ci vorrebbe? Eppure basta che ci guardiamo attorno per capire che già ne abbiamo in quantità” è la risposta del presidente socialista.

Chiamato in causa, il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri non si mostra particolarmente impressionato dalle parole di Righini, ma anzi le considera una "sceneggiata penosa". Per Quadri sarebbe proprio la sinistra di cui Righini è esponente ad avere comportamenti che rimandano al fascimo. "Ê veramente ridicolo" scrive il municipale di Lugano sui social " che il presidente di un partito come il PS - che ha fatto della morale a senso unico, dell’intolleranza, dell’odio e della denigrazione sistematica di chi osa pensarla diversamente - accusi gli altri di diffondere odio. 
Evidentemente il buon Righini è cieco e sordo davanti alla melma quotidianamente distribuita a piene mani dai fascistelli rossi". Insomma, prima di accusare gli altri di essere colpevoli di un ritorno al fascismo, Righini dovrebbe guardarsi prima in casa propria, in quella sinistra ticinese che a detta di Quadri sarebbe lungi dall'essere "irreprensibile".

In ogni caso Quadri dubita che con queste uscite il Partito socialista ticinese possa guadagnare la stima e la fiducia dei ticinesi. "Ormai pur di non difendere i lavoratori ticinesi vi inventate le sceneggiate più penose. Auguri per aprile" scrive Quadri che termina il suo scritto con un riferimento alla perdita costante di elettorato del PST nelle ultime elezioni : "attenzione che le cabine telefoniche le stanno smantellando una dopo l’altra e rischiate di rimanere senza una sede".  

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