Mondo, 19 ottobre 2018

Usa, la sinistra picchia duro: botte a chi sostiene Trump

Negli Stati Uniti si aggira uno spettro inquietante: è quello della “guerra civile”. Esagerazione? A giudicare dagli innumerevoli episodi di violenza e disordine di cui si è resa protagonista la sinistra americana negli ultimi mesi, pare purtroppo di no.

A New York, violenti scontri si sono registrati nei giorni scorsi dopo un comizio di Gavin McInnes, il fondatore del gruppo di soli uomini di destra, i Proud Boys, che si definiscono “sciovinisti occidentali”. Tish James, noto avvocato di New York, ha chiesto ulteriori arresti in relazione ai tafferugli e ha incoraggiato il procuratore distrettuale di Cy Vance a perseguire i reati di odio.

“Sono turbato e disgustato dai video che ho visto dei membri del gruppo neofascista bianco, i Proud Boys, che alimenta la violenza di massa per le strade di New York”, ha commentato James in una dichiarazione pubblicata su Twitter. “New York non diventerà la prossima Charlottesville”. Il giorno prima, la sede del partito repubblicano all’Upper East Side Club era stata presa di mira dagli antagonisti, che hanno lasciato un messaggio sulla porta che non lascia spazio a dubbi: “Il nostro attacco è solo un inizio. Non siamo civili e non ci scuseremo”.

Un clima rovente

Se si parla di incitamento all’odio, l’intolleranza della sinistra liberal Usa non è seconda a nessuno. Basti ricordare: il terrorista e sostenitore di Bernie Sanders che tentò di massacrare alcuni repubblicani durante una partita di baseball nel giugno 2017; il senatore Rand Paulaggredito da un vicino di casa per “motivazioni politiche”; la deputata democratica Maxine Waters, che invitò i suoi sostenitori a minacciare i supporter di Trump; il senatore Ted Cruz, costretto a lasciare il ristorante con le proprie famiglia perché insultato da un gruppo di estrema sinistra.
Altro caso emblematico quello della portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, cacciata da un ristorante di Lexington, in Virginia, perché “colpevole” di lavorare per Donald Trump. “La scorsa notte – scrisse su Twitter – mi è stato detto dalla proprietaria di un Red Hen a Lexington, in Virginia, di andare via perché lavoro per Trump e io l’ho cortesemente lasciato”. Prima era toccato al consigliere
politico Stephen Miller, definito da un cliente “fascista” in un ristorante messicano della capitale: poi è stata la volta della segretaria alla Sicurezza nazionale statunitense Kirstjen Nielsen, costretta a fuggire da un locale a Washington per via di una dura contestazione. 

Le parole (irresponsabili) di Hillary Clinton

A gettare ulteriore benzina sul fuoco dell’intolleranza liberal ci ha pensato Hillary Clinton, sconfitta proprio da Donald Trump nell’ultima tornata elettorale. L’ex Segretario di Stato non ha mai accettato quella clamorosa e bruciante sconfitta: e dopo aver dato la colpa alla Russia e alle fake news, ha pensato bene di dichiarare, in una recente intervista rilasciata alla Cnn che “non puoi essere civile con un partito politico che vuole distruggere ciò che rappresenti, ciò che ti interessa”. 
Il comitato nazionale repubblicano ha replicato con un durissimo video-annuncio giovedì, etichettando accuratamente la sinistra come “una folla sconvolta” che sostiene l’inciviltà e persino la violenza. C’è proprio da pensare che abbia ragiona William Smith quando sostiene che “queste battaglie sono così preoccupanti perché sono esistenziali, non semplicemente politiche”.

La sinistra Usa non ha mai accettato la sconfitta

Tra i primi a parlare apertamente di “guerra civile” è stato Glenn Harlan Reynolds, professore di diritto all’Università del Tennessee, che in un articolo pubblicato su Usa Today lo scorso giugno ha osservato: “Gli americani sapevano come non essere d’accordo l’uno con l’altro senza disprezzarsi a vicenda, ma sembrano averlo dimenticato. E i mezzi di informazione, che promuovono l’indignazione alla ricerca di clic facili e visualizzazioni, stanno peggiorando la situazione”.
Certo, lo stile sin troppo schietto di Trump lo fa apparire spesso fuori luogo, talvolta inadatto al prestigioso ruolo che ricopre. Indubbiamente è un presidente volubile, anomalo e per molti versi controverso. Ma Donald Trump ha vinto le elezioni e c’è chi negli Usa questo dato di fatto non lo ha mai voluto accettare. E da come vola l’economia americana potrebbe vincerle di nuovo…

(via gliocchidellaguerra.it)

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