Sport, 01 ottobre 2018

Renzetti-Abascal: un teatrino che non fa bene a nessuno

La squadra in campo, pur non giocando bene, è riuscita a rimontare al cospetto del Basilea, ma i rapporti tra presidente e allenatore sono ai minimi storici, e certe dichiarazioni non fanno altro che mettere benzina sul fuoco

LUGANO – Guardando la classifica del Lugano, dando uno sguardo sia ai punti, che alle reti fatte e quelle subite, si capisce subito come dalle parti di Cornaredo ci sarebbe bisogno di serenità, di tranquillità per poter lavorare al meglio, per non vivere un’intera stagione col patema d’animo. La realtà però è un’altra: la squadra in campo, fatta eccezione per la trasferta di Neuchâtel, lotta, non si lascia andare neanche quando si trova di fronte a una montagna insormontabile quale un doppio svantaggio al cospetto del Basilea, ma il vero problema sta nel clima che si è venuto a creare al di fuori del terreno da gioco.

I rapporti tra il presidente Renzetti e l’allenatore Abascal sono ai minimi storici. Entrambi non perdono occasione per lanciarsi frecciatine, ognuno tira dritto per la propria strada, seguendo le proprie idee, senza cercare un minimo contatto per poter lavorare in sintonia. Contro i renani abbiamo assistito anche alla discesa in panchina del presidente, che ha iniziato a dare ordini, indicazioni, ad alzare la voce, tanto da essere poi invitato ad abbandonare il campo dall’assistente dell’arbitro.

Lo show è
poi continuato a fine partita, con Renzetti che ha parlato chiaramente di aver già contattato altri allenatori, di non gradire le uscite da “gradasso” del tecnico e che in caso di sconfitta lo avrebbe sicuramente esonerato. Neanche la palese presa di posizione della squadra, che è tutta dalla parte di Abascal, ha smussato le sue parole e la sua presa di decisione, della serie “i soldi li metto io, quindi faccio ciò che voglio”.

Neanche lo spagnolo è comunque immune da responsabilità, sia per il gioco mostrato dalla sua squadra, sia per le sue dichiarazioni in merito alla presenza di Renzetti in panchina: “Una nuova esperienza, ma non la condivido”.

Partendo dal presupposto che entrambi conoscevano il carattere e le idee dell’altro al momento della firma, non sarebbe il caso di arrivare a una conclusione del rapporto, e comunque della diatriba, per il bene del Lugano? Quello tra Renzetti e Abascal è un matrimonio ormai finito, logoro, irrecuperabile… all’orizzonte c’è la delicatissima sfida col GC e forse sarebbe davvero ora di mettere da parte le rivalità interne, per poter pensare soltanto al calcio giocato.

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