Magazine, 26 luglio 2018

Borromini un ticinese che rivoluzionò l’architettura del suo tempo

Assieme a Bernini, Francesco Borromini (di nascita Francesco Castelli) fu uno dei più grandi pilastri dell’architettura barocca romana.

Cupola della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1634)
Un rivoluzionario dell’architettura.  Alcuni lo considerano il maggior innovatore dell’architettura barocca romana distinguendosi dalle opere più classiche come quelle di Gian Lorenzo Bernini. Il nome di questo artista ticinese tramanda una parte della storia della prospettiva, dello studio degli effetti ottici e dell’illusione prospettica. Francesco Borromini è ora un simbolo della libertà compositiva, e dello studio geometrico oltre che dell’architettura.

Nato nel 1599 a Bissone sulle sponde del lago di Lugano, Borromini era il primogenito dei quattro figli di Giovanni Domenico un discreto architetto che lavorava per i Visconti di Milano. A nove anni nel 1608 il giovane Borromini venne mandato a Milano dove iniziò il suo cammino nell’edilizia sotto il maestro scalpellino Andrea Biffi. Il soggiorno a Milano diede all’artista la possibilità di lavorare in importanti cantieri fra cui il duomo di Milano, lavori che li permisero di maturare delle doti tecniche eccellenti, e che lo resero un colosso dell’architettura.

Dopo il soggiorno nel capoluogo lombardo, si trasferì a Roma, dove lavorò per Carlo Maderno e G. L. Bernini. In questo periodo affinò sempre di più le sue capacità collaborando a progetti che sono passati alla storia (es: il copulino di S. Andrea della Valle (1621-23) e Palazzo Barberini). Otre che ad accrescere il bagaglio culturale in questo periodo conobbe le opere di Michelangelo che divenne fonte di ispirazione.

L’inizio dell’indipendenza e di un grande nome – nel 1633 avvenne
lo stacco dai maestri e Francesco Borromini e cominciò la sua carriera da architetto. La prima opera autonoma fu il Convento e la chiesa di San Carlino o chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1634). Opera che lo rese un “fenomeno” dell’architettura rendendolo unico nel suo genere.
Avendo a disposizione un piccolo lotto di terreno per sfruttare al massimo lo spazio e riuscire a creare qualcosa di “maestoso”, progettò una struttura clamorosa, ricca di ingegno e giochi prospettici.

Egli infatti, dato lo spazio ristretto decise di strutturare l’edificio partendo da una pianta insolita, ovvero ottagonale, ed allungata verso l’entrata sulla quale poggiare muri “ritmati” da colonne e pareti ondulate per sostenere un “organismo” imponente arricchito da sculture, nicchie e curve.  All’interno prese la scelta di creare una cupola di forma ovale decorata da cassettoni ottagonali che diminuiscono di numero e dimensione man mano che ci si avvicina al centro, accompagnati da quattro pennacchi che raccordano il complesso degli elementi, rendendo lo spazio aperto e di grande impatto.

 Il risultato? Un incredibile insieme ordinato che riunisce, giochi geometrici, illusione ottica e spazio con nuovi concetti.

Nel corso della sua vita questo talento ticinese non smise di dimostrare la sua grandezza e di differenziarsi con le sue opere ricche di illusioni ottiche, giochi di prospettive, e grandi studi geometrici. La carriera di Borromini continuò fino alla sua morte avvenuta nel 1667 a causa di un incidente in cantiere.
 

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