Sport, 23 giugno 2018
Qualche “Aquila” di troppo, ma la Svizzera può davvero volare
Reazione, testa e cuore: nonostante qualche difetto da limare, la Nazionale stende la Serbia e guarda con fiducia al futuro prossimo
KALININGRAD (Russia) – Che non sarebbe stata una partita come le altre, lo si sapeva già da dicembre. Che sarebbe risultata la partita spartiacque per il nostro cammino mondiale… anche! Che sarebbe stata una sfida particolare per diversi fattori, tenendo conto delle origini di tanti giocatori della nostra Nazionale, lo si sapeva già da dicembre, che sarebbero stati due di questi a risolverla… sarebbe stato difficile immaginarlo! E invece è andata proprio così.
Petkovic alla vigilia del match contro la Serbia si era limitato ad analizzare la partita, a trovare pregi e difetti dei nostri rivali, per cercare di scovare – e il campo gli ha dato ragione – le chiavi per risolvere e portare a casa un match equilibrato e teso. Non aveva voluto parlare di politica il ct, ma di politica… ha parlato il campo. Sì, perché se fuori dal manto erboso qualche scontro – anche se solo a parole – tra le due tifoserie c’è stato nella serata di giovedì, e ai nostri connazionali ieri è stato vietato il corteo verso lo stadio, sul recinto di gioco ci hanno pensato proprio Xhaka e Shaqiri a mettere benzina sul fuoco al momento dei due fondamentali gol che ci stanno per promuovere agli ottavi di finale: quelle due Aquile mimate con le mani, a ricordare l’Albania, a mo’ di scherno nei confronti dei supporters serbi, ha fatto comunque riaffiorare una diatriba che ormai dura da anni. Gesto poi confermato anche sui social network…
Il campo però ha anche detto tante altre cose. Per esempio che la Svizzera non muore mai, che questa Nazionale sa soffrire quando deve per poi rialzarsi e colpire nei momenti più opportuni, che sa prefiggersi degli obiettivi, raggiungendoli
passo dopo passo con caparbietà e che davvero può giocarsela con tutti. Ma questo, in questi ultimi anni, lo avevamo già capito: ora però è giunta la dimostrazione.
Il cammino è ancora lungo (si spera), ma in questo momento questo gruppo ha dalla sua anche la dea bendata. Col Brasile siamo stati anche fortunati, bisogna ammetterlo, il gol di Zuber poteva anche essere valutato in un altro modo, così come il contrasto su Mitrovic di ieri sera nella nostra area di rigore… ma conta anche il “fattore C” nel calcio e quindi… ben venga.
Petkovic – e siamo sicuri che sarà così – saprà mettere mano alla formazione in questi giorni e aggiustare ciò che ancora non va. In attacco, ormai, lo sappiamo: ci manca un terminale vero, anche se Gavranovic ha fornito delle buone risposte, a differenza di Seferovic. In difesa, per una volta Schär non ha convinto, soprattutto nel primo tempo, così come Sommer che stranamente non è apparso sicuro sulle palle altre. Tra i pali il nostro portiere si è ancora confermato fortissimo, ma su altri fondamentali può e deve migliorare. A centrocampo, Zuber è apparso ancora una volta il più in difficoltà: non a caso la rete dell’1-0 arriva in seguito a un pallone perso in maniera banale, Behrami invece si è dimostrato ancora una muraglia e … se Xhaka e Shaqiri riescono a trovare l’alchimia giusta… allora potremo divertirci.
Il cammino, lo dicevamo, è lungo: ora testa alla Costa Rica per blindare il passaggio del turno (anche con una sconfitta potremmo passare) e per chiudere al meglio questa prima fase per guardare avanti con fiducia.