SVIZZERA - La discesa dei dazi americani sui prodotti svizzeri, tornati al 15%, riaccende il dibattito politico. Molti avevano puntato il dito sulla gestione infelice della precedente escalation, attribuendola alla telefonata poco diplomatica dell’allora presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter.
Ora la riduzione è realtà e si tratta di un risultato ottenuto grazie all’intervento del ministro dell’economia Guy Parmelin insieme a un gruppo di imprenditori. Un processo che dimostra come la politica del chiasso mediatico conti sempre meno.
Il calo del balzello ha fatto storcere il naso ai sostenitori dell’adesione ai meccanismi UE, che speravano di usare lo “shock” tariffario come leva per spingere verso un nuovo trattato. La mossa USA smentisce quella narrazione. Per Quadri, la lezione è chiara: servono accordi economici, non legami istituzionali che limitano la libertà negoziale della Svizzera.





