Sport, 17 ottobre 2025

“Scacchi, sfida fra cervelli: ma il talento non basta”

A colloquio con David Camponovo, presidente della società Le Aquile di Lugano

LUGANO - David Camponovo, giornalista, scrittore, editore e imprenditore, ha una grande passione: il gioco degli scacchi. Presidente e co-fondatore del club Aquile di Lugano (nato per sostenere il settore giovanile), dal 2024 rappresenta questo sport all’interno dell’Associazione Panathlon Lugano. Da giocatore ha disputato alcune partite in LNA nazionale con i colori del Mendrisio. Vincitore o sul podio di una trentina di tornei della Svizzera italiana o in Italia, dal 1998 al 2020 è stato capitano e giocatore de Le Aquile di Lugano in Coppa Svizzera per team (una semifinale nel 2018). È anche arbitro nazionale dal 2013. Un personaggio, insomma, a tutto tondo, con il quale abbiamo parlato nei giorni di una disciplina che in Ticino sta raccogliendo sempre più consensi. 



Allora presidente: spieghiamo ai profani il gioco degli scacchi. Quali doti richiede? 
Prima di tutto la voglia di confrontarsi con un altro cervello. Gli scacchi sono una sfida tra menti, e per questo servono passione e spirito competitivo. Quella passione nasce spesso da un insegnante che riesce a trasmetterti l’amore per il gioco, e da lì tutto cambia: entri in un ambiente che è una vera famiglia, un mondo dove si cresce insieme. Tra le doti necessarie ci sono la memoria, la capacità di concentrazione e soprattutto la comprensione profonda del gioco. Non basta imparare a memoria le mosse: bisogna capire i meccanismi, i segreti nascosti dietro ogni posizione. E, come in tutti gli sport, anche qui il talento da solo non basta: serve tanto allenamento. 


È un gioco di pazienza e strategia.
Bisogna saper vedere la scacchiera e prevedere gli sviluppi della posizione. Per esempio, immaginare se fra 10 mosse sarà preferibile disporre di un cavallo oppure di un alfiere. 


Rispetto e lealtà sono due fattori imprescindibili, vero? 
Assolutamente. Gli scacchi si fondano su un codice di lealtà e rispetto molto rigido, regolato in ogni dettaglio: “pezzo toccato, pezzo giocato” non è solo una regola, ma un principio di correttezza. Il 99% degli scacchisti è leale e corretto: il fair play è parte della nostra identità. È vero che, sotto stress, negli ultimi secondi di partita può capitare qualche episodio, ma il rispetto reciproco rimane la base. E sì, anche negli scacchi c’è un arbitro! Il sottoscritto per esempio oltre che giocatore e allenatore, è anche arbitro nazionale.


Si dice che gli scacchi siano una metafora della vita.
Senza dubbio. Ogni partita è una lezione di strategia, di decisione, di responsabilità. Ogni mossa ha una conseguenza, come nella vita: bisogna saper prevedere, accettare gli errori, rialzarsi e continuare. 


Veniamo al Ticino scacchistico: il movimento è attivo? 
Sì. Il nostro club, “Le Aquile di Lugano”, ha creato una scuola di scacchi che ogni mercoledì pomeriggio offre, presso la sala parrocchiale della Chiesa di Santa Teresa in via alla Chiesa 5 a Viganello, lezioni a più classi per tutte le età, dai principianti agli avanzati.


Ma non solo.
Non ci limitiamo al gioco in sé: ci piace abbinare gli scacchi ad altre discipline, come l’arte, la poesia o la medicina. Stiamo infatti organizzando una serie di conferenze a tema “Scacchi e…”, proprio per mostrare quanto questo gioco possa dialogare con mondi diversi. Inoltre, stanno facendo un ottimo lavoro anche Giovanni Laube e Massimo Maffioli nella zona della Riviera (Biasca e Lodrino), che hanno proseguito un lavoro iniziato 30 anni fa da Franchino Sonzoni. Ci sono inoltre dei corsi organizzati regolarmente dalla SwissCHess Academy, nella persona del signor Roberto Cattomio quale referente. Nel Mendrisiotto segnalo che il maestro Simone Medici tiene corsi personalizzati e Sergio Cavadini è da oltre 40 anni attivo nell’insegnamento. A Bellinzona, lo storico ex presidente della Federazione Ticinese tiene corsi. È inoltre rinato in modo molto positivo il Club di Locarno, sotto la guida tecnica di Olaf Sperlich. Infine, il Club di Massagno propone regolarmente dei corsi. Oltre ai club che dispongono di giocatori tesserati e con un bagaglio comprovato di esperienza, esistono iniziative singole di maestri che promuovono il gioco tramite corsi privati o in scuole. Tutto aiuta ad aumentare gli appassionati. È vero però che servirebbe una certa preparazione tecnica e didattica per poter insegnare al meglio il re dei giochi. 


Come promuovete gli scacchi a livello cantonale?
Dopo anni di lavoro, siamo riusciti a portare in Ticino un evento di grande rilievo: da venerdì 7 a domenica 9 novembre si terrà la seconda tappa del Torneo di qualificazione dei Campionati Svizzeri Giovanili presso l’USI di Lugano. In trent’anni non era mai stato organizzato un torneo giovanile di livello nazionale nel nostro Cantone di tale portata numerica. Arriveranno oltre 200 giovani da tutta la Svizzera, dagli Under 8 agli Under 18. I migliori 16 dei quattro tornei (per categoria) andranno poi alle finali, dove si deciderà chi rappresenterà la Svizzera ai Mondiali e agli Europei. Sarà un momento storico per il movimento ticinese, e speriamo che possa ispirare tanti nuovi giovani a entrare in questo mondo. 


E i media? La loro presenza oggi è piuttosto limitata. 
È vero, un tempo i quotidiani dedicavano rubriche settimanali agli scacchi, oggi è più difficile. Ma qualcosa si sta muovendo: cerchiamo di creare visibilità attraverso eventi, social media e collaborazioni con le scuole. Più che mai, serve raccontare quanto gli scacchi possano essere formativi e appassionanti. Va comunque detto che, in occasione dell’organizzazione di tornei, i mass media danno spazio all’evento sia sui giornali, sia sugli altri media. 


L’Hotel Pestalozzi a Lugano è ancora la “Casa degli Scacchi”?
L’Hotel Pestalozzi è sempre la sede del Club di Lugano che – seppur si sia spostato a Paradiso con la SwissCHessAcademy – ha mantenuto a Lugano la sede sociale. Resta un punto di riferimento storico, dove Le Aquile di Lugano, in accordo con il Club Lugano, tutti i giovedì sera propongono scacchi liberi. 


Chi sono i migliori giocatori ticinesi?
Il Ticino ha una tradizione importante, con maestri e giovani promesse. I migliori attualmente sono i maestri FIDE: Fabrizio Patuzzo e Simone Medici. Citiamo anche FM Aurelio Colmenares, anche se da tempo non abita più in Ticino ma vive a Ginevra. In Ticino ci sono tanti giocatori di livello da club e sono pure numerosi gli amatori, non iscritti ai club, ma che di volta in volta partecipano a tornei e manifestazioni non omologate.


Per concludere…
Direi che gli scacchi in Ticino vivono un periodo di grande energia. È un gioco che unisce, educa e appassiona: una palestra per la mente, ma anche un modo per incontrarsi, crescere e condividere valori che vanno ben oltre la scacchiera.

MDD

"Mattino della Domenica", del 12 ottobre 2025

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