Il prossimo 6 giugno potrebbe rappresentare una svolta per UBS. In quella data, il Consiglio federale presenterà i nuovi principi che regoleranno le grandi banche svizzere, e in cima alla lista delle preoccupazioni c’è una possibile modifica dei requisiti patrimoniali. Attualmente, UBS deve garantire che il 60% del capitale proprio sia disponibile anche per le sue filiali all’estero. La FINMA e la Banca nazionale svizzera (BNS) chiedono da tempo di portare questo livello al 100%.
La decisione finale spetta al Dipartimento federale delle finanze, guidato dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter, che sembra orientata ad accogliere le richieste degli enti regolatori. Per UBS, ciò significherebbe la necessità di reperire tra i 15 e i 25 miliardi di dollari in capitale aggiuntivo, un impatto potenzialmente devastante per il titolo in borsa.
Per scongiurare questo scenario, UBS ha fatto pressione ai massimi livelli: il CEO Sergio Ermotti e il presidente del consiglio Colm Kelleher hanno tentato per mesi di influenzare la politica, senza successo. Il tono giudicato arrogante e lo stipendio da 15 milioni di franchi di Ermotti non hanno aiutato, isolando la banca anche negli ambienti a lei solitamente vicini.
In questo clima teso, Ermotti si è pubblicamente lamentato per la mancanza di riconoscimento ricevuto dopo l’integrazione di Credit Suisse. Dietro le quinte, si è anche detto che Kelleher non riuscisse nemmeno a contattare direttamente la ministra delle Finanze.
Ciononostante, UBS ha ottenuto un’attenzione istituzionale senza precedenti. Lo scorso 1° aprile, tre consiglieri federali — Keller-Sutter, Rösti e Parmelin — hanno incontrato i vertici della banca in una riunione ad alto livello, insieme a rappresentanti di BNS e FINMA. Un secondo incontro si è poi tenuto a maggio con il comitato di crisi finanziaria. Tuttavia, nessun ulteriore colloquio è previsto prima della presentazione ufficiale del 6 giugno.
La fase successiva sarà il dibattito parlamentare, con una possibile votazione popolare nel 2028 o 2029. Il governo ha escluso l’adozione delle misure per via ordinanza, lasciando spazio a una procedura legislativa più lunga ma democratica.
Se il nuovo requisito del 100% verrà confermato, UBS dovrà adattarsi rapidamente. Il 30 luglio, in occasione della pubblicazione dei risultati semestrali, dovrà spiegare come intende rispettare le nuove regole: accumulando capitale, trattenendo utili o ristrutturando attività.
Un punto controverso riguarda anche cosa possa essere considerato capitale proprio: UBS attualmente include 4,8 miliardi di dollari in software nel suo bilancio, una pratica criticata dalla BNS. Il suo presidente, Martin Schlegel, ha dichiarato che “è illusorio pensare che dei software possano assorbire perdite in caso di crisi”.
In una nota ufficiale, UBS si è detta favorevole a un rafforzamento mirato della stabilità finanziaria, ma contraria a misure estreme come l’applicazione integrale della deduzione del capitale, ritenute irrealistiche.