ROMANIA - Lo scenario delle presidenziali romene si è trasformato in un vero e proprio terremoto democratico. Il primo turno, tenutosi il 24 novembre 2024, ha visto il successo inatteso del candidato indipendente Calin Georgescu, sovranista, contrario all’Unione Europea e agli aiuti all’Ucraina. Con il 24% dei voti, Giorgescu si è imposto come primo classificato, pronto a sfidare al ballottaggio una candidata centrista considerata debole.
A quel punto, però, è arrivato lo stop: il ballottaggio previsto per l’8 dicembre è stato annullato, insieme al primo turno stesso. Il motivo? Un'accusa di interferenza russa, basata su documenti dell’intelligence desecretati in fretta e furia dall'ex presidente Klaus Iohannis. Nessuna prova concreta, solo congetture e tempistiche sospette, come la presenza di dati posteriori alla data di pubblicazione e la traduzione dei documenti già pronta in inglese per i canali diplomatici.
La presunta “interferenza” sarebbe avvenuta via TikTok, una piattaforma poco usata in Romania. Ma l’inchiesta fiscale successiva ha svelato il colmo: la campagna social a favore di Giorgescu era stata finanziata dal partito governativo di Iohannis, per favorire il candidato sovranista “più debole” e dividere l’area populista. Una strategia che si è ritorta contro i suoi stessi ideatori.
Il ballottaggio era già cominciato a urne aperte all’estero, con l’ambasciatrice rumena in Italia che invitava al voto europeo. Poche ore dopo, lo shock: tutto cancellato. Un’intera nazione congelata per evitare una sconfitta del sistema.
Fonte - Mirko Mussetti - festival geografie