L'opposizione del cantante Nemo alla partecipazione di Israele al concorso Eurovision ha fatto parecchio discutere negli ultimi giorni. In un'intervista con la testata britannica "Huffpost UK", il cantante di Bienne è stato molto chiaro su questo argomento: "Personalmente, penso che al momento non abbia senso che Israele faccia parte dell'Eurovision Song Contest. Sostengo la richiesta di esclusione di Israele dall'Eurovision Song Contest".
Secondo Nemo "le azioni di Israele sono in fondamentalmente contraddizione con i valori che l'Eurovision rappresenta, ovvero la pace, l'unità e il rispetto dei diritti umani". Quest'anno Israele sarà rappresentato da Yuval Raphael, un sopravvissuto agli attacchi del 7 ottobre 2023.
Una delle tanti reazioni è giunta da Jonathan Kreutner, Segretario Generale della Federazione Svizzera delle Comunità Ebraiche, che, interpellato dal Blick, ha detto di "prendere atto con rammarico delle dichiarazioni di Nemo riguardo alla partecipazione israeliana al concorso. L'Eurovision Song Contest dovrebbe essere un evento musicale apolitico e unificante, che crei legami, soprattutto in tempi difficili. Israele è parte integrante di questo concorso da decenni".
Inoltre, un'esclusione sarebbe contraria al concetto fondamentale dell'Eurovision. "La critica agli stati è legittima, ma dovrebbe essere espressa in modo differenziato e non portare all'esclusione culturale. Con richieste globali come l'esclusione di Israele, Nemo purtroppo non contribuisce a placare l'atmosfera di sovraeccitazione che regna intorno alla competizione."
La dichiarazione di Nemo si aggiunge ad altre numerose voci che chiedono l'esclusione di Israele dalla competizione. Oltre 70 artisti, tra cui i precedenti vincitori dell'evento, hanno firmato di recente una lettera aperta chiedendo all'Unione europea di radiodiffusione (EBU) di escludere Israele dall'evento.
L'EBU ha risposto a queste richieste con una dichiarazione in cui sottolinea che l'Eurovision deve rimanere un "evento universale che promuove la connessione, la diversità e l'inclusione attraverso la musica". L'organizzazione ha sottolineato che si tratta di un'associazione di emittenti di servizio pubblico, non di governi.
Da parte della SSR, organizzatrice dell'evento, le affermazioni di Nemo sono invece fonte di profondo imbarazzo. Se la SSR e l'organizzazione dell'evento dicono di rispettare il diritto di Nemo di esprimere le sue opinioni personali, ha affermato Edi Estermann, responsabile della comunicazione dell'ESC 2025. "Non vediamo l'ora di rivedere Nemo sul palco qui a Basilea per l'Eurovision Song Contest".
Tuttavia, secondo Estermann, Nemo dovrebbe astenersi dal trasmettere messaggi politici durante gli eventi ufficiali dell'Eurovision, compreso lo spettacolo stesso. "Nemo ha accettato e firmato il Codice di condotta. Presumiamo che lo rispetterà anche quando si esibirà alla St. Jakobshalle o in occasione di eventi ufficiali."
Il Codice di Condotta stabilisce che il concorso è un "evento gioioso e apolitico dedicato alla musica e alla cultura". Gli artisti associati all'Eurovision devono rispettare questo principio e astenersi da "qualsiasi pubblicità politica o comportamento associato". Ciò include azioni, dichiarazioni o simboli durante o in relazione all'Eurovision.
Non è la prima volta che il cantante bernese esprime opinioni politiche a margine dell'Eurovision. Nemo aveva già espresso la sua solidarietà ai palestinesi di Gaza prima della competizione dell'anno scorso, ma ha sottolineato che non si è mai parlato di un suo ritiro dalla competizione. "Per me era molto importante che questa storia venisse raccontata. E se non fossi qui io a raccontarla, nessun altro lo farà", ha spiegato l'artista a "Huffpost UK".
Oltre al dibattito sulla partecipazione di Israele, Nemo ha anche criticato le nuove regole dell'Eurovision riguardanti bandiere e stemmi. L'artista ha definito la decisione di vietare le bandiere omosessuali sul palco "incredibilmente stupida" e ha aggiunto: "Non si può avere la fama di un concorso che è stato a lungo associato alla cultura queer e gay e poi dire: 'Oh, non permettiamo agli artisti di sventolare bandiere omosessuali'".