Nell'aprile 2021, un uomo sulla quarantina si è recato a casa dell'ex moglie armato di coltello da cucina, bomboletta spray e accendino, prima di dirigere il getto di fuoco contro di lei. Mentre la vittima cercava di scappare, il suo ex compagno l'avrebbe tenuta ferma e avrebbe cercato di accoltellarla più volte. L'uomo, oggi 44enne, è stato condannato dal tribunale distrettuale di Lucerna a sette anni e quattro mesi di carcere. Il tribunale ha inoltre ordinato il suo ricovero in un istituto specializzato e la sua espulsione dalla Svizzera per un periodo di quindici anni.
Durante il processo, quest'ultimo ha spiegato che quel giorno "voleva solo spaventare" la sua ex moglie e che non c'era alcuna intenzione di ucciderla. Per questo motivo il suo avvocato ha chiesto la condanna, meno severa, per aggressione grave e percosse. Secondo quanto riferito, la giacca e i capelli della vittima hanno preso fuoco immediatamente durante l'attacco. È stato accertato che il figlio dodicenne era riuscito a fuggire dall'appartamento, mentre la vittima si era chiusa nel bagno per spegnere le fiamme. Fu allora che l'imputato forzò la porta, prima di estrarre il coltello. La donna riuscì a parare i colpi con le mani e le braccia.
Il tribunale ha ritenuto che le dichiarazioni della vittima fossero "coerenti, comprensibili e costanti". A differenza di quelle dell'imputato, che venivano descritte come "abbellite e minimizzate". Considerato lo stato nervoso dell'imputato prima del crimine e il fatto che avesse portato con sé questi oggetti pericolosi, il tribunale è "convinto che l'imputato volesse uccidere la sua ex moglie e che solo l'arrivo della polizia ha impedito ferite più gravi, o addirittura la sua morte". L'imputato, condannato anche per molteplici minacce alle autorità, ha già presentato ricorso.