Nonostante il netto rifiuto di un aiuto pubblico alla stampa in votazione popolare nel febbraio 2022 la politica non ha mai abbandonato l'idea di versare nuovi sussidi ai media. Appena un mese dopo il fallimento del pacchetto di sussidi ai media alle urne il 13 febbraio 2022, la consigliera Nazionale del Centro Christine Bulliard-Marbach aveva presentato un'iniziativa parlamentare passata quasi inosservata, ma dal contenuto esplosivo: "Per una stampa indipendente, gli importi del sostegno indiretto devono essere adattati".
Il mese scorso, il 21 marzo, il progetto ha superato la fase finale in Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati: gli aiuti statali per la stampa, pari a 50 milioni di franchi, saranno ora aumentati di altri 35 milioni. Sono interessati le testate con una tiratura pari o inferiore a 40'000 copie.
Il caso avrebbe potuto passare inosservato, come è accaduto al suo lancio, se Bruno Hug, editore di Rapperswil e figura di spicco del fronte del No nel 2022, non fosse intervenuto. Il 2 marzo scrisse a tutti i parlamentari: "Dovremo indire un altro referendum?"
Da allora, questa minaccia tiene con il fiato sospeso i rappresentanti del settore. L'associazione degli editori, di cui fa parte anche Ringier, l'editore di Blick, sta pianificando progetti ancora più ambiziosi: per la sessione parlamentare estiva sono previste altre due presentazioni, volte a rafforzare il settore giornalistico.
Questo progetto in particolare viene denunciato dai critici come finalizzato essenzialmente al mantenimento delle strutture esistenti, a scapito dei piccoli operatori e dei media online. I principali beneficiari sarebbero grandi gruppi come CH Media e TX Group.
Quest'estate il Parlamento voterà altre due proposte. Se venissero approvate, nel periodo di sette anni previsto si discuterebbe di stanziamenti per un totale di 1,4 miliardi di franchi destinati al settore dei media.
Un aiuto che fa sussultare gli oppositori a aiuti di stato alla stampa e che potrebbe portare a una nuova votazione sul tema. Secondo quanto riferisce il Blick, è infatti in preparazione un nuovo referendum, questa volta guidato dall'organizzazione Team Freiheit. Questo collettivo, composto da giovani attivisti politici di orientamento sia conservatore che progressista, è salito alla ribalta nel 2021 con una petizione contro le misure di contenimento Covid. Ne fanno parte rappresentanti di diversi gruppi giovanili di partiti borghesi, nonché il consigliere nazionale dell'Unione democratica di centro (UDC) di Zurigo, Benjamin Fischer.
Leroy Bächtold, leader del Team Freiheit, afferma al Blick che "ciò che il Parlamento ha deciso è ciò che la popolazione all'epoca aveva respinto a larga maggioranza. Per questo motivo lanciamo il referendum. Soprattutto in un momento in cui si parla di programmi di riduzione dei costi e tagli al bilancio, non è sostenibile approvare un pacchetto da 1,4 miliardi a favore di gruppi mediatici redditizi".
Da sabato 20 aprile il Team Freiheit ha lanciato un appello per donazioni e una raccolta di firme sulla sua piattaforma team-freiheit.ch. "Ci definiamo un movimento cittadino, guidato dall'impegno dei nostri membri e sostenitori", spiega Leroy Bächtold. Lanciare un referendum è una sfida che possiamo vincere solo con la mobilitazione di tutti."
La protesta sembra allargarsi. I Giovani UDC annunciano che sosterranno il referendum. "Ancora una volta la classe politica calpesta la volontà del popolo", ha affermato il presidente Nils Fiechter. "È chiarissimo che la gente non vuole media finanziati dallo Stato", continua Nils Fiechter, "ecco perché anche i Giovani SVP sostiene questo referendum".
Sono in corso discussioni anche con altri partiti giovanili per ampliare la coalizione. Già durante i dibattiti parlamentari il pacchetto di sussidi aveva suscitato critiche trasversali. Oltre all'Associazione svizzera dei media online (VSOM), anche il collettivo di sinistra Médias d’avenir si è espresso contro il progetto.
Anche la maggioranza dei parlamentari del PLR e dell'UDC, nonché alcuni consiglieri degli Stati del Centro, si sono opposti al progetto. Secondo Bächtold, i colloqui con i parlamentari sarebbero già in corso e l'UDC avrebbe già dato il suo sostegno. Gli attivisti hanno tempo fino al 10 luglio per raccogliere le 50'000 firme necessarie.