È rimasto ovviamente tifoso del Bellinzona e ne se segue le vicende sportive e societarie: con un pizzico di apprensione e preoccupazione, perché sono ancora troppe le ombre che sovrastano il Comunale e dintorni: dalla controversa dirigenza e alle sue promesse, ai risultati sul campo, altalenanti e non ancora all altezza di una squadra che, per voce del tandem Bentancur-Martignoni, punta decisamente alla massima calcistica svizzera. Una chimera? Chissà, a volte i miracoli riescono, basterebbe che Sabbatini e soci inanellino una serie di risultati positivi per tornare in auge. Ma in questo momento sembra che all’interno della società si sia aperto un nuovo fronte di crisi, quello che riguarda la guida tecnica, messa in dubbio anche dalla stampa, o perlomeno da quella sempre bene informata. Benavente e Rosas non farebbero più l’unanimità e potrebbero non arrivare a Natale. Del resto, quello dellimpallinamento del tecnico a Bellinzona è una costante: da quando il procuratore uruguaiano ha preso in mano il club (2021) quanti allenatori si sono seduti sulla panchina che scotta? I nomi: Aeby, Raineri, Paiva, Maccoppi, Schällibaum (colui che disse “Il problema di Bentancur è che ha un conflitto d'interesse. Lui è il patron della società, ma è pure il procuratore di diversi calciatori che per questa società ci giocano”), Sesa, Chieffo. E da un anno a questa parte, il tandem spagnolo. Senza dimenticare naturalmente le conduzioni ad interim di Coccimano. Ma torniamo in argomento, torniamo a Manuele Morelli, con il quale nei giorni scorsi abbiamo parlato del mondo granata ma non solo.
Alla recente assemblea del Bellinzona era presente un buon numero di soci e l’ambiente era piuttosto caldo. Nella Capitale il club che lei diresse tempo fa desta sempre grande interesse.
Al cuore ed alla passione non si comanda. Ho visto tuttavia strascichi di una triste assemblea su TeleTicino ma i soci francamente mi sembravano pochini e non al settimo cielo.
E la squadra intanto non sta facendo faville.
Il Bellinzona è a mio avviso forte e, se a Natale non si stravolgerà ancora la rosa, arriveranno penso risultati importanti. Dietro l’angolo però ci sono le esigenze di mercato vista soprattutto la professione del proprietario…
Aggiungiamo inoltre che i proclami e le parole della dirigenza non convincono.
I propositi sono buoni, il tempo dirà.
E nostra impressione che a Bellinzona ci siano tifosi, anche eccellenti, disposti a non curarsi troppo della proprietà pur di tornare in Super League?
Il tifoso, come è giusto che sia, sogna. Occorre però anche essere realisti e chiedersi che senso abbia oggi un’ACB in Super League quando a 25 km di distanza dalla Capitale vi è oggi una realtà di alto livello ed assai consolidata come Lugano, con uno stadio a breve pronto ed un patron che se volesse potrebbe acquistare il Milan…
Ma non solo, e lei ne sa qualcosa: per avere successo bisogna programmare bene. In questo momento nel club si naviga a vista.
Il club va indubbiamente consolidato a livello di struttura societaria ed organizzazione; immagino che il compito del presidente sia proprio questo (è un discorso vecchio, ndr).
E veniamo al nuovo stadio: che idea si è fatto?
Una follia. Lugano, come detto, è a 25 km e due nuovi impianti ad una simile distanza non hanno ragione di esistere né oggi né mai, oltretutto con le finanze che piangono, sia a livello comunale che cantonale. Secondo me bisogna migliorare il Comunale a tappe come prevede di fare la Città: è la giusta via. Quella del Municipio secondo me è un’ ottima idea.
Ha dei consigli per Bentancur e Martignoni?
Sono persone capaci che non necessitano certo dei miei consigli. Un augurio però me lo consenta: vedere il Comunale deserto pur con una buona squadra è di una tristezza inenarrabile; ecco, vorrei vedere spesso 5000 sorrisi e non 500 mugugni.
Qualcuno, fra l’altro, ha evocato il suo ritorno.
Me lo hanno chiesto in molti ma non potrei mai operare alle “dipendenze” di un patron. Ai tempi eravamo alcuni azionisti con quote equilibrate e pochi giorni dopo che Giulini le acquistò io me ne andai. A differenza di altri mi resi conto di che pasta fosse fatto e perciò lasciai il Bellinzona senza troppi complimenti. Questione di stile e di carattere. Tornando alla domanda: in un futuro più o meno lontano, magari potrei mettermi a disposizione. Mai dire mai.
Finisce qui l’ intervista con Manuele Morelli, del quale i tifosi granata ricordano ancora la conduzione seria ed efficace durante l’era Promosport. Una conduzione improntata sul pragmatismo, senza troppi fronzoli e soprattutto proclami, quelli che stanno agitando l’ambiente granata o quel che rimane di una tifoseria che negli ultimi anni ha ridotto la sua presenza allo stadio.
A.M.
Ma non solo, e lei ne sa qualcosa: per avere successo bisogna programmare bene. In questo momento nel club si naviga a vista.
Il club va indubbiamente consolidato a livello di struttura societaria ed organizzazione; immagino che il compito del presidente sia proprio questo (è un discorso vecchio, ndr).
E veniamo al nuovo stadio: che idea si è fatto?
Una follia. Lugano, come detto, è a 25 km e due nuovi impianti ad una simile distanza non hanno ragione di esistere né oggi né mai, oltretutto con le finanze che piangono, sia a livello comunale che cantonale. Secondo me bisogna migliorare il Comunale a tappe come prevede di fare la Città: è la giusta via. Quella del Municipio secondo me è un’ ottima idea.
Ha dei consigli per Bentancur e Martignoni?
Sono persone capaci che non necessitano certo dei miei consigli. Un augurio però me lo consenta: vedere il Comunale deserto pur con una buona squadra è di una tristezza inenarrabile; ecco, vorrei vedere spesso 5000 sorrisi e non 500 mugugni.
Qualcuno, fra l’altro, ha evocato il suo ritorno.
Me lo hanno chiesto in molti ma non potrei mai operare alle “dipendenze” di un patron. Ai tempi eravamo alcuni azionisti con quote equilibrate e pochi giorni dopo che Giulini le acquistò io me ne andai. A differenza di altri mi resi conto di che pasta fosse fatto e perciò lasciai il Bellinzona senza troppi complimenti. Questione di stile e di carattere. Tornando alla domanda: in un futuro più o meno lontano, magari potrei mettermi a disposizione. Mai dire mai.
Finisce qui l’ intervista con Manuele Morelli, del quale i tifosi granata ricordano ancora la conduzione seria ed efficace durante l’era Promosport. Una conduzione improntata sul pragmatismo, senza troppi fronzoli e soprattutto proclami, quelli che stanno agitando l’ambiente granata o quel che rimane di una tifoseria che negli ultimi anni ha ridotto la sua presenza allo stadio.
A.M.