Sport, 13 ottobre 2024

Una storia di abusi sessuali, poi la rinascita in Ruanda

Jonathan Boyer ha lanciato il ciclismo in Africa dopo essere finito in carcere

KIGALI (Ruanda) - Jonathan Boyer è stato un discreto corridore professionista degli Anni Ottanta. Buon gregario, sempre fedele ai suoi capitani nel momento del bisogno, ha vinto poche gare e quasi tutte minori; il suo risultato più prestigioso è un quinto posto ai campionati del mondo del 1980 a Sallanches, in Francia. Quel giorno - che segnò il trionfo di Bernard Hinault - soltanto 15 atleti terminarono la prova, disputata in condizioni terribili (pioggia, vento e freddo). Lo statunitense dimostrò carattere e stoicismo, lui che era nato a Mohab, nello Utah, lo stato dei mormoni. Salì presto su una bicicletta e appena 18enne si trasferi in Francia dove iniziò a gareggiare come dilettante per poi diventare, nel maggio del 1977, professionista con la maglia della Lejeune-BP. Tredicesimo al debutto al famoso Midi-Libre. In quel periodo guadagnava 3'000 franchi al mese, circa 500 in più rispetto alla maggior parte dei nuovi pro fessionisti. 



Boyer si presentava alle gare con valigie piene di frutta e noci e un frullatore per mescolarle. Leggeva anche la Bibbia e i giornalisti al seguito lo definivano come una persona strana. Poi, dopo qualche passaggio a vuoto, nel 1981 diventacompagno di squadra di Bernard Hinault alla Renault-ELF Gitane e lo aiuta a vincere il Tour de France. Nel 1984 passa alla Supermercati Brianzoli e vince una tappa al Tour de Suisse (a Fiesch). Nel 1987, dopo essere stato protagonista di alcune corse in patria, decide però di lasciare il ciclismo. Messa da parte la sua primaria attività diventa imprenditore: vende biciclette, viaggia molto e soprattutto si sposa con una signora che come lui frequenta la Chiesa avventista. Un matrimonio infelice, dirà il diretto intessato anni dopo. Ma nel 2002 la sua vita cambia radicalmente: a Seaside, in California, la polizia lo arresta. È il 16 maggio. L’accusa è tremenda: avrebbe molestato una ragazza sedicenne dal 1997 al 2000 (quindi ne aveva appena 12 quando iniziò tutto).


Qualche mese dopo l’ex corridore viene dichiarato colpevole di sette capi d'imputazione per atti osceni e lascivi sulla ragazza e tre capi d'imputazione per penetrazione di un oggetto estraneo e penetrazione genitale su una persona di età inferiore ai 16 anni. Un fatto gravissimo che induce la corte a condannarlo a 20 anni di prigione, una condanna che è stata tuttavia sospesa. Boyer, che si era detto pentito, è stato in seguito messo in libertà vigilata per 5 anni e mandato nella prigione della contea di Monterey per un anno. Alla sentenza, il giudice della corte superiore dello stato Gary E. Meyer ha osservato che Boyer rappresentava una piccola minaccia per la ragazza o per gli altri e che era un buon candidato alla riabilitazione. La libertà vigilata termina comunque il 7 novembre del 2007. 


“Ho commesso degli atti orribili, di cui mi pento. Me li porterò addosso per sempre, perché, anche se entri in un percorso di riscatto personale, non riesci mai a dimenticarti le brutte cose del passato. Ho chiesto perdono per quello che ho fatto e mi vergogno. Spero che Dio non mi castigherà troppo. Ora che sono in Ruanda, una terra umile e dal grande potenziale, mi sento un uomo meno cattivo di prima. L’aver aver contribuito a lanciare il ciclismo è stato davvero appagante per me” disse Jonathan alla BBC in una intervista di qualche anno fa.

JACK PRAN

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