Martedì la Svizzera è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) per l'espulsione nel 2021 di un cittadino bosniaco condannato nel 2018 per traffico di droga.
In una sentenza i giudici di Strasburgo hanno stabilito con cinque voti contro due che Berna ha violato l'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che garantisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare.
Il ricorrente, nato nel 1983, era stato condannato dal tribunale di Zurigo con la condizionale della pena dopo essere stato arrestato nel 2018 mentre era in possesso di 194 grammi di cocaina.
La CEDU ha ritenuto che il sistema giudiziario svizzero non avesse sufficientemente soppesato la gravità del reato con altri elementi favorevoli all’interessato, nonché le conseguenze della sua espulsione per la sua famiglia.
Il tribunale con sede a Strasburgo sottolinea come l'uomo non aveva precedenti penali ed era stato condannato solo con sospensione condizionale della pena e che aveva trovato un impiego stabile dopo la condanna e da allora aveva dimostrato un buon comportamento.
La giustizia zurighese aveva invece stimato che l'imputato fosse scarsamente integrato nel paese, parlasse male il tedesco e non avrebbe avuto difficoltà a trasferirsi nel suo paese d'origine, dato che i suoi figli erano piccoli.
Se la CEDU ricorda che gli Stati hanno il diritto di espellere gli stranieri regolarmente soggiornanti che hanno commesso un reato, sottolinea che essi devono trovare “un giusto equilibrio tra interessi individuali e interessi pubblici”.
La Svizzera è quindi condannata a pagare 25'000 euro (circa 23'500 franchi) al ricorrente, alla moglie, di cui ha ottenuto la cittadinanza, che vive ancora in Svizzera, nonché ai suoi figli.