Da quando, lo scorso lunedì, un 17enne originario del Ruana ha ucciso tre bambine a Southport, nel Regno Unito, si sono moltiplicate le manifestazioni in tutto il paese. Sabato in particolare ci sono state proteste in diverse città, tra cui Manchester (nord-ovest), Leeds (nord), Nottingham (centro), Portsmouth (sud) e Londra, nonché a Belfast, capitale dell'Irlanda del nord. Non sono stati ancora segnalati atti violenti.
In tutto sono stati lanciati più di trenta inviti a manifestare, la maggior parte rispondendo allo slogan “Enough is enough”, ampiamente diffuso sui social network. Venerdì sera, a Sunderland, si sono verificati scontri davanti a una moschea della città tra polizia e rivoltosi, molti dei quali esponevano bandiere inglesi e scandivano slogan anti-Islam. La polizia ha denunciato “gravi livelli di violenza”. Tre agenti sono stati ricoverati in ospedale, mentre otto persone sono state arrestate. È stata data alle fiamme anche una stazione di polizia. Mercoledì si sono verificati altri scontri in diverse città, in particolare a Londra, Hartlepool (nord) e Manchester.
Le autorità e molti politici hanno condannato fermamente queste violenze, con il ministro dell’Interno Yvette Cooper che ha promesso che i rivoltosi “pagheranno il prezzo della loro violenza e del loro comportamento criminale”. Il sindaco del Nord-Est Kim McGuinness ha condannato i “gruppi di estrema destra”. Hanno “pubblicizzato quella che hanno definito una protesta pacifica” a Sunderland.
“Ma non c’era niente di pacifico in questo. C’erano criminalità e violenza, e la risposta della polizia è stata forte”, ha detto sabato alla BBC. Il ministro dell'Istruzione e rappresentante eletta del Sunderland, Bridget Phillipson, ha denunciato violenze “imperdonabili”, aggiungendo che “i criminali coinvolti (...) saranno identificati, perseguiti e puniti”.
L’ex ministro conservatore dell’Interno Priti Patel, candidato alla guida del partito, ha ritenuto la violenza “totalmente inaccettabile”. Ha invitato il governo a riunire nuovamente il Parlamento, le cui attività si sono concluse martedì per la tradizionale pausa estiva.