Svizzera, 24 maggio 2024

Erano andate in Siria per unirsi all'ISIS, condannate (ma niente espulsione)

Il Tribunale penale federale ha condannato giovedì con due pene sospese due sorelle che si erano recate in Siria nel febbraio 2015 per unirsi allo Stato islamico (ISIS). La Corte penale le ha ritenute colpevoli di aver violato la legge che mette al bando i gruppi Al-Qaeda e Stato islamico e ha emesso condanne a 18 mesi contro la più giovane, che ora ha 51 anni, e a 14 mesi contro la maggiore, che ha 54 anni. Entrambe le sentenze sono sospese per 3 anni.

Nel novembre 2014, la più giovane aveva tentato per la prima volta di unirsi allo Stato Islamico (IS), in compagnia del figlio minorenne. Non essendo riuscita ad attraversare il confine tra Turchia e Siria, è tornata in Svizzera.

Il 3 febbraio 2015 la più giovane è partita con il figlio e la sorella. Questa volta il trio è riuscito ad entrare in Siria. Al loro arrivo in una cittadina controllata dall'Isis, le due donne sono state separate dal ragazzo e messe in un rifugio.



Dopo appena tre giorni le due sorelle, residenti nel canton Vaud, chiesero di ritornare in Svizzera con il figlio. Sospettati di spionaggio, hanno dovuto attendere la fine di marzo per poter lasciare la Siria. Tra giugno 2015 e febbraio 2016 la sorella più giovane aveva in seguito versato circa 6000 franchi all’ISIS.

Le due sono cittadine tunisine, con la maggiore in possesso anche di un passaporto svizzero. Il tribunale ha deciso di non ordinare l'espulsione della ragazza più giovane ma ha ordinato che entrambe dovranno sottoporsi a cure psichiatriche durante il periodo di prova.
Da notare che la sentenza pubblicata giovedì non menziona i piani di attacchi contro l'ONU e le sfilate del Gay Pride a Zurigo e Berna che le due erano sospettate di aver pianificato.

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